«La Libia non scalerà mai Unicredit»

Non si capisce perché i petrodollari facciano più paura di altri capitali, ma i leghisti preoccupati degli investimenti libici in Unicredit stiano tranquilli: Tripoli non scalerà la prima banca italiana. Ne è sicuro Tarak Ben Ammar, «ambasciatore» degli investimenti arabi in Italia, amico e socio di Silvio Berlusconi e delle Fininvest, consigliere di amministrazione di Mediobanca, istituto del quale Unicredit è il primo azionista. «Non sono per nulla preoccupato del fatto che i libici possano mai prendere il controllo di Unicredit» ha detto Ben Ammar commentando le recenti dichiarazioni del sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi, che ha chiesto al governo di vigilare sugli investitori di Muammar Gheddafi.
Questi ultimi schierano il 7% nella banca guidata da Alessandro Profumo. Poco meno del 5% è in mano alla Central Bank of Lybia, gli azionisti storici di Banca di Roma-Capitalia, considerati i «migliori» dall'ex presidente dell'istituto capitolino Cesare Geronzi, mentre il 2% circa è stato acquistata dalla Lybian Investments Authority, la quale partecipa, tra le altre cose, anche la casa di produzione di Ben Ammar. Considerato poi il 4,99% di Aabar, fondo di Abu Dhabi, il fronte mediorientale raggiunge il 12%.
«Capisco le paure della Lega Nord ma non capisco perché i soldi non arabi non siano sospetti e i soldi arabi lo siano», ha argomentato con 1' agenzia americana Bloomberg Ben Ammar. «Questi fondi sovrani fanno investimenti per 50 anni, investimenti per quando un giorno non avranno più petrolio». Anche l'ambasciatore libico a Roma, Abdulhafed Gaddur, ha voluto rassicurare sulla natura amichevole degli investimenti: «Con l'Italia abbiamo un ottimo rapporto, entriamo in questo mercato rispettando rigorosamente le leggi».
In attesa si definiscano gli equilibri nell'azionariato - e un passaggio rilevante sarà l'ingresso dei rappresentanti delle amministrazione leghiste nel consiglio della Fondazione Cariverona, socio italiano alle prese con il rinnovo del consiglio - l'agenda dei prossimi mesi resta serrata in Piazza Cordusio con il varo della Banca Unica il primo novembre e l'attesa cessione di Pioneer la controllata nei fondi per la quale ieri hanno reso noto l'interesse i francesi di Crédit Agricole tramite Amundi, joint venture con Société Générale.
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