La libertà è la possibilità di essere migliori

“La libertà non è che una possibilità di essere migliori”, sosteneva lo scrittore Albert Camus. È una definizione che può ben connotare la mia proposta Lib-Dem e che può aiutare a far comprendere come il pensiero liberale sia inesauribile perché non si finisce mai di migliorare se stessi. Quando cerco di spiegare il progetto della costruzione di un "altro" campo politico, alternativo a quello del Potere partitocratico, la mente va al pensiero liberale. Quindi, all'attualità e al rinnovamento del pensiero liberale. Con una premessa: la libertà si perde. Perché non sempre siamo in grado di difenderci o di capire in tempo che la stiamo perdendo. Oppure perché la libertà viene spesso considerata, da noi Europei, come una conquista ormai scontata e irreversibile. Ma non è così: la libertà si perde. Alcuni studenti delle scuole superiori, a una mia precisa domanda, hanno risposto che "la libertà è fare tutto ciò che si vuole!". Se fosse davvero così, la libertà di ciascuno non avrebbe limiti né confini ma, perduta in questo assolutismo, non sarebbe più libera. Forse, quella risposta dei ragazzi è legata all'età, però ci si accorge presto che, seppur senza ammetterlo, si tratta comunque di un'idea molto diffusa anche tra generazioni diverse o lontane tra loro. Basta guardarsi intorno e si scopre quanto l'arroganza e la prepotenza siano vissute, ormai, come espressioni di una propria libertà, giustificate come gesti a difesa della propria libertà, come se non esistesse anche la libertà dell'altro da rispettare e di cui si debba tener conto. La mentalità che si sta imponendo è quella secondo cui ciascuno pensa a difendere la propria libertà personale mentre la libertà degli altri può essere tranquillamente travalicata, calpestata, offesa. E se eventualmente qualcuno si sentisse minacciato da un tale modo di agire, allora è libero di attrezzarsi come meglio crede per difendere il proprio spazio di libertà. A questo punto, qualche domanda si impone: siamo davvero liberi? C'è schiavitù oggi nel nostro Paese? Quanto siamo effettivamente liberi e quanto prigionieri o schiavi? Non è un discorso astratto, ma un'esigenza concreta che riguarda tutti, a cominciare dagli studenti o da quella generazione di trentenni e ventenni che non hanno lavoro o che, nel migliore dei casi, hanno un contratto part-time o vivono con mille euro al mese e, di conseguenza, non sono liberi di poter costruire il proprio futuro perché imprigionati in un "eterno presente". Spesso troppo impegnati a sopravvivere giorno dopo giorno per pensare al domani.
Penso anche alle operaie di Barletta sepolte dalle macerie, per 4 euro l'ora! Insomma, senza la possibilità di un riconoscimento economico dignitoso rispetto al proprio lavoro, non si è liberi. È quello che sosteneva anche Luigi Einaudi nella famosa diatriba tra liberismo e liberalismo ingaggiata con Benedetto Croce. Anche se la libertà, come giustamente riteneva il filosofo di Pescasseroli, può essere vissuta ed esercitata da ciascuno di noi pure se veniamo rinchiusi dentro una cella. È a questo che penso quando propongo di ripartire dal pensiero, dalle idee, dal metodo liberale, dalla possibilità di scegliere, dal modo di essere e di fare, dal "come" prima che dal "che cosa". L'idea di una costituente Liberal-democratica nasce da qui.
Perché la Politica, con la maiuscola, è qualcosa che riguarda il respiro delle persone, i sogni individuali e collettivi, il bene comune, il rispetto degli altri e di se stessi, le ragioni dei perdenti, la dignità degli ultimi, la lotta alle ingiustizie. Il Comitato di Radicali Italiani si riunirà questo fine settimana e, tra i tanti punti che si discuteranno, vorrei che ci si soffermasse un po' su questo: sulla possibilità di una prospettiva "altra", anche rispetto a questo Pd. Perché tra la libertà e la schiavitù c'è qualcosa che sta in mezzo e che non ci rende liberi, senza però arrivare al punto di renderci schiavi: Si chiama "condizionamento". Ci sono vari tipi di condizionamento e non sempre ne siamo consapevoli: c'è il condizionamento della tv, della pubblicità, dei legami affettivi, dei colleghi di lavoro, dei compagni di classe, dei professori, dei genitori, dei figli. Il pensiero liberale del futuro dovrà fare i conti anche con questa forma di restrizione delle libertà, cioè con i condizionamenti interiori ed esterni. Ma c'è qualcosa di peggio del condizionamento, della schiavitù ideologica e finanche del carcere fisico, è quando ci si crede liberi pur essendo, in realtà, sudditi. È la schiavitù mascherata da libertà. È quando viviamo uno stato di costrizione o di prigionia, ma non ce ne rendiamo conto, anzi: crediamo addirittura di essere liberi! E quando ciò accade, non ci si ribella neppure perché non ne vediamo il motivo. Non c'è cosa peggiore. Insomma, la libertà si perde. A volte, inconsapevolmente. Magari con il proprio consenso, con il supporto delle persone e dei cittadini. Una bella battuta del film Star Wars. La vendetta dei Sith recita: "È così che muore la libertà, sotto scroscianti applausi". Con il giustizialismo di oggi, con l'antipolitica imperante e con il ritorno della Ragion di Stato contro il Senso dello Stato si è ormai giunti a questo.
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