La libertà di Sciascia

«La libertà è nella libertà, nelle istituzioni democratiche, nella Costituzione della Repubblica (...). Una parte sta dentro di noi, ma non può essere quella assoluta. Però, quella che bisogna attentamente perseguire è la libertà dentro di noi...». È Leonardo Sciascia a Radio radicale il 23 maggio 1983. Vent`anni dopo la sua scomparsa, avvenuta il 20 novembre 1989, sono usciti due libri (Sciascia deputato radicale 1979-1983 a cura di Lanfranco Palazzolo e Un onorevole siciliano di Andrea Camilleri) che mettono in evidenza la sua figura politica. Sciascia aveva visto molto prima di altri ferite che sarebbero diventate infette, come il rapporto tra mafia e politica (Il giorno della civetta è del 1961), aveva lottato per i diritti civili, aveva puntato l`indice sulla relazione pericolosa tra scienza e coscienza (La scomparsa di Majorana), aveva con i suoi appelli e i suoi articoli combattuto per una politica più umana (dal caso Moro al sequestro D`Urso). Un intellettuale complesso, dal pensiero libero da dogmatismi. A darne una bella immagine è stata Emma Bonino, al Congresso dei Radicali di Chianciano. Un giorno, a Montecitorio, di fronte all`ennesimo, misero, scandalo, Sciascia le aveva detto che il problema era «la corruzione delle coscienze». Per questo, il ruolo da svolgere da parte dei Radicali doveva essere «quello della candela accesa in mezzo alle luci al neon». Quando per un cortocircuito fosse calato il buio, quella candela accesa sarebbe stata un punto di riferimento per tutti.
© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU
- Login to post comments