Liberi i barbieri dell'Avana la svolta economica di Cuba

Cuba il libero mercato comincia dal barbiere. Senza annunciarlo ufficialmente il governo cubano sta proponendo a centinaia di barbieri e parrucchiere - fino ad ora impiegati dello Stato con un salario fisso - di prendere in affitto il locale e lavorare in proprio. L’esperimento viene considerato come il primo tentativo di introdurre nell’isola gocce di mercato nella linea più volte proposta - di solito in opposizione al fratello Fidel che nel 1968 ordinò la nazionalizzazione di tutto il piccolo commercio da Raul Castro. Per ottenere l’uso in proprio del locale gli impiegati dovranno pagare un affitto e, come tasse, il 15% dei guadagni. In seguito l’esperimento potrà essere esteso ad altre categorie, come i meccanici.
Non è la prima volta che a Cuba si tenta di liberalizzare, sul modello vietnamita tanto amato da Raul, servizi e piccolo commercio. La prima svolta, rispetto alla nazionalizzazione di massa dei ‘68, avvenne negli anni del "periodo speciale" quando la fine dell’Urss (e dei molto consistenti aiuti che i paesi del Patto di Varsavia fornivano a Cuba in cambio dello zucchero) costrinse Fidel ad accettare briciole di capitalismo in un sistema che era già abbondantemente al collasso.
Negli anni Novanta a Cuba divennero legali i ristoranti privati (si chiamarono "Paladar"), i piccoli chioschi di bibite ghiacciate (di solito sul muretto davanti a casa) e "las casas particulares", ovvero stanze in affitto fuori dal circuito degli alberghi. Il tutto per consentire ad una parte della popolazione di intercettare i proventi del turismo ed ottenere un piccolo guadagno in dollari. In seguito la porta si richiuse per evitare - come temeva Fidel - che «in una società egualitaria nascesse una classe media di commercianti». Le leva per tornare indietro furono le tasse. Bastò alzarle per ottenere la chiusura di molti commerci "cuentapropistas". Tanto che nel 1996 le licenze per operare in proprio toccarono il tetto delle 210 mila per scendere a meno di 100 mila l’anno scorso.
Come è accaduto per la ridistribuzione delle terre incolte e per i mercati liberi in moneta forte, con la liberalizzazione dei piccoli commerci Raul spera di combattere anche corruzione ed evasione fiscale. Già oggi infatti migliaia di cubani offrono servizi professionali (dall’antennista all’idraulico) per conto proprio ma in forma illegale, di nascosto e senza pagare tasse.
Da sottolineare però che con questa nuova misura riprende, dopo diversi mesi di ripensamenti e contrasti attribuiti ad un ritorno in auge ai vertici del potere di Fidel e del suo gruppo di fedelissimi, la via delle riforme tracciata da Raul fin dai suoi primi discorsi, quando per la malattia del fratello assunse la presidenza. Il suo modello, e quello delle Forze armate che controllano tutta l’economia che conta, è dichiaratamente un mix tra regime socialista (censura, partito unico, zero diritti sindacali etc.) e mercato, nella speranza che in questo modo la Cuba castrista trovi le risorse per sopravvivere al lìder maximo che l’ha inventata.
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