Liberalizzazione a metà per l'elettricità e il gas

In Italia, la liberalizzazione del mercato dell'energia viaggia a due velocità: con efficacia nel settore elettrico, già positivamente aperto alla concorrenza; con molte resistenze e difficoltà invece nel settore del gas, penalizzato dalla scarsa competitività. Lo rileva un'analisi dell'Autorità dell'energia. Ed è subito polemica: da Cortina, Paolo Scaroni contesta i dati dell'Authority. L'amministratore delegato dell'Eni ricorda la competizione tra tante aziende sul mercato italiano del metano e il fatto che - a differenza dal comparto elettrico - il metano ha costi pari a quelli europei.
Secondo il censimento dell'Autorità dell'energia, nel settore elettrico a tre anni dalla completa apertura del mercato per tutti i consumatori (luglio 2007) hanno cambiato fornitore oltre 3,2 milioni di famiglie e 1,2 milioni di piccole aziende. In totale, dal 2007 sono circa 4.424.000 (pari al 12,2% del totale) i consumatori che hanno scelto il mercato libero: di questi, 3,2 milioni sono famiglie (circa l'11,2% del totale) e 1,2 milioni sono aziende. Nel settore elettrico, i cambi di fornitore sono aumentati del 4% nell'ultimo anno, a conferma della concorrenza. Nel settore gas, invece, i cambi di fornitore sono minori perché il mercato gas «è ancora poco efficiente e in forte ritardo nello sviluppo della concorrenza e delle infrastrutture».
A sette anni dalla completa apertura del mercato (gennaio 2003), ha scelto il mercato libero soltanto il 4% delle famiglie e, in totale, i cambi di fornitore (famiglie e aziende) non superano il 7%. La differenza fra i due settori avverte l'Autorità dell'energia è ancora più marcata tenuto conto che «nel settore gas, se si considerano solo i casi in cui il fornitore cambia realmente, ovvero quelli in cui il nuovo venditore e chi fornisce il servizio di tutela non sono dello stesso gruppo, i passaggi sarebbero solo il 5,3%».
«Non so dove l'Autorità dell'energia prenda i dati e come li elabori, certo è che la Commissione europea e la Banca d'Italia non la pensano come loro», replica Scaroni. «Draghi nella sua ultima relazione ha detto che, rispetto alle concorrenti europee, le imprese italiane hanno pagato prezzi sostanzialmente in linea con il mercato europeo: questo non è il caso dell'elettricità che costa molto di più. Siccome alla fine per il consumatore contano i prezzi - contrattacca Scaroni mi sembra che la posizione dell'Autorità non tuteli adeguatamente gli interessi dei consumatori». Visto che in Italia sono presenti tutti i grandi operatori del gas «mi sembra quindi che se c'è un mercato con una competitività dinamica, è quello italiano. Forse converrebbe che l'Autorità viaggiasse un po' di più negli altri paesi europei». Un cenno di Scaroni al nucleare. « Il nucleare, va adorato perché ha emissioni zero. È l'unica forma che conosciamo che non è intermittente e non genera emissioni», dice; tuttavia il dibattito internazionale sul nucleare sta stimandole emissioni generate durante l'intero ciclo di vita.
Come ricorda l'esperto energetico Sergio Zabot, «il nucleare non ha emissioni durante la produzione di corrente, ma la preparazione del combustibile atomico ha un impatto ambientale pesante ed emissioni oggi stimate nell'ordine di un terzo rispetto a una centrale a gas». Un cenno ai consumi petroliferi di luglio, divulgati ieri dal ministero dello Sviluppo economico e commentati dall'Unione petrolifera. La domanda di prodotti petroliferi il mese scorso p scesa a 6,8 milioni di tonnellate, con una flessione del 2,7%. In particolare, la benzina scende del 5,5%; flessione appena accennata per il gasolio, vola il gpl per auto (+9,9%).
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