Liberalizzare prima di vendere

Dalla Rassegna stampa

 

Il fallimento della privatizzazione del Gruppo Tirrenia può divenire l'occasione per una riforma liberale che serva a ridurre i costi per lo Stato incrementando l'efficienza e la qualità dei servizi ai cittadini. L'errore fondamentale commesso dal governo nel novembre 2009 è stato voler privatizzare senza prima aver liberalizzato in maniera compiuta il settore del trasporto marittimo. Inoltre, aver legato l'affidamento dei servizi sussidiati all'acquisto delle compagnie di navigazione ha escluso dalla gara quegli armatori che sarebbero stati interessati a fornire il solo servizio pubblico.
Ad un mese dall'apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, esiste ancora una possibilità per evitare il rischio di una nuova Alitalia e ridisegnare il nostro modello di intervento pubblico nell'economia. Preso atto che la coppia Tirrenia-Siremar non è appetibile e che il trasferimento alle Regioni delle società regionali si è rivelato un nonsense, occorre puntare dritti verso una riforma radicale.
Sono tre le direttrici da seguire: 1) liberalizzare il settore del cabotaggio marittimo; 2) separare il processo di privatizzazione delle compagnie da quello per l'affidamento dei servizi sussidiati; 3) definire gli obblighi del servizio pubblico che si vuole finanziare. L'attuale processo di privatizzazione, infatti, prevede l'erogazione di due miliardi di euro in 12 anni per assicurare il diritto alla mobilità agli abitanti delle isole senza individuare il contenuto delle prestazioni alla base delle sovvenzioni pubbliche.Lasciare il mercato nella totale indeterminatezza, confidando nella stipula successiva di convenzioni con il ministero, è stata la causa principale della fuga degli acquirenti.
Si proceda senza indugio, dunque, alla definizione degli obblighi riguardanti i collegamenti da garantire, la loro frequenza, l'età media della flotta. Solo a quel punto si potrà fare una nuova gara per individuare il fornitore che richieda i sussidi più bassi per effettuare i servizi e che non sia necessariamente l'acquirente delle società del gruppo Tirrenia (le cui attività commerciali, peraltro, sono tutt'ora appetibili per il mercato). La vera sfida rimane quella di non far pagare il costo ai lavoratori, sulla cui pelle si è giocata l'intera partita. Considerato che le clausole di salvaguardia occupazionale sono vietate dall'Unione europea, occorre prevedere forme adeguate di ammortizzatori sociali che consentano anche il ricollocamento delle maestranze.

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