Liberale e socialista sono sinonimi

Il socialismo è il pensiero liberale che si fa azione. Lo sosteneva Carlo Rosselli. Ma non basta: abbiamo, alle nostre spalle, un lungo filone di storia politica che segna la coincidenza di intenti e di origini tra il liberalismo e il socialismo non marxista. Dopo la caduta del Muro di Berlino, inoltre, liberale e socialista sono divenuti sinonimi. Qualcuno, però, potrebbe leggere quanto segue come qualcosa di vecchio, di stantio, di superato. Mi permetto di dissentire. Si tratta, invece, di una strada da innovare e rinnovare. È la strada antica, non vecchia, seguita ancora oggi dal quotidiano l'Opinione. Benedetto Croce affermava che la ricerca storica, se è viva, è sempre ricerca del presente; la comprensione della storia, se è memoria viva e non mero passato, allora diviene comprensione del presente. Ribadisco: c'è tutto un filone liberale e socialista, laico e riformatore, che attraversa la politica italiana del Novecento e che, ormai, rende questi vocaboli tra loro sinonimi. Si potrebbero forse usare parole diverse, più nuove, ma la memoria politica a cui faccio riferimento è questa. Aggiungerei nell'elenco la parola Radicale, con la R maiuscola, cioè quel modo di essere allo stesso tempo liberale e socialista, democratico e libertario, che ha connotato le lotte politiche di una pattuglia di r/esistenti e di non-violenti fin dal 1955. Nel dicembre di quell'anno, infatti, nasceva il partito di Mario Pannunzio e di Niccolò Carandini, di Bruno Villabruna e di Franco Libonati, di Marco Pannella e di tantissimi altri che, non a caso, si diedero il nome di Partito Radicale dei Liberali e Democratici. Questa era la dicitura completa. Vi aderirono anche alcuni socialisti liberali e diversi liberal-socialisti: Guido Calogero, Ernesto Rossi, Leo Valiani ed esponenti del dissolto Partito d'Azione. Nel 2004, non a caso, si tratta quindi di anni assai più recenti, scrissi il libro "La rosa è nel pugno", a seguito del quale si avviò il progetto politico omonimo per le elezioni del 2006. In quell'occasione, Marco Pannella dimostrò chiaramente come, oggi, si possa essere allo stesso tempo e al cento per cento laici, liberali, socialisti, radicali. Se si guarda bene, infatti, si scopre che Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli ed Ernesto Rossi furono socialisti e liberali. Al cento per cento socialisti e al cento per cento liberali. Di più: Salvemini, Rosselli e Rossi possono essere considerati socialisti e liberisti. Come fu liberista Luigi Einaudi. Ma arrivo al punto: come molti lettori di questo quotidiano già sanno, Guido Calogero è il filosofo del dialogo. Il suo pensiero liberal-socialista, infatti, ha come presupposto "la filosofia del dialogo". Sulla scia di tale pensiero, mi sono deciso a scrivere questo articolo: perché stimolato a nutrire un dialogo. Mi sono deciso dopo aver letto su l'Opinione uno splendido e importante intervento di Biagio Marzo sulla storia e l'attualità del liberal-socialismo. Ecco, al di là dell'uso specifico di questo vocabolo, ritengo infatti che il termine "liberal-socialismo" sia inadeguato, penso che il modo migliore per dare forza a un'idea sia quello di corrisponderle. In politica, come nella vita, la reciprocità è importante, è segno di attenzione e di forza, anche se gli interlocutori dissentono tra loro, anche quando non sono d'accordo sull'uso dei termini, anche quando si è divisi dalle risposte. L'importante è ritrovarsi uniti nelle domande. L'importante è parlare, discutere, approfondire le questioni. Questa è la base del metodo liberale. Mentre l'indifferenza inaridisce le idee. Insomma, la settimana scorsa, Biagio Marzo ha scritto un articolo sul liberal-socialismo che merita dialogo e attenzione. Questo mio articolo vuol essere un chiaro segno di reciprocità.
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