Via libera dell'Europa ai conti italiani

Dalla Rassegna stampa

Sei, sei più, in due parole una promozione con severa riserva: semplificando al massimo, questo è il responso che la Commissione Europea diffonderà domani, sullo stato dell'economia italiana e su come il nostro governo ha garantito il rispetto del Patto di stabilità e di crescita. Due ricette su tutte, Bruxelles consiglia a Roma: ovviamente proseguire nel consolidamento delle finanze pubbliche, un'opera già avviata dal governo con risultati che la Commissione
Europea dichiara di apprezzare, ma soprattutto «riforme strutturali», sul medio e lungo termine, per incidere su settori come quello della spesa pensionistica «che in rapporto al prodotto interno lordo nazionale è la più alta dell'Unione Europea». Riforme da «accelerare», questo il termine usato, per recuperare ciò che più si è perduto in questi anni: la sfida della produttività, e della competitività. Il documento Ue fornisce un rapido e secco elenco: «In particolare, per l'Italia è
importante compiere riforme nelle aree della competizione di mercato, dell`ambiente degli affari, nella qualità dei servizi pubblici e del funzionamento del mercato del lavoro, comprendendo in questo il reindirizzo della spesa sociale verso un sistema più comprensivo e uniforme di ammortizzatori sociali e sussidi alla disoccupazione».
Tutti i Paesi più importanti della Ue, e non solo l'Italia, riceveranno domani le loro «pagelle» sul rispetto del Patto di stabilità: la Germania, la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna, il Belgio, la Svezia, e così via. E per tutti si conferma una lieve ma costante risalita del Pil, uscito dal segno negativo. Per l'Italia, la Commissione prende atto - notando che sono leggermente più rosee di quelle della Ue - delle previsioni di Roma che fissa all'1,1% la crescita del Pil per il 2010, e al 2% quella per il 2011-12. E definisce «in linea» con le linee-guida indicate dalla Ue anche le misure-per la riduzione del deficit. Ma emergono dubbi, soprattutto se lo sguardo si porta più avanti nel tempo: «Gli obiettivi di riduzione del deficit per il 2011-12 hanno bisogno di essere sostenuti da misure concrete e i piani per l'intero periodo hanno bisogno di essere sufficientemente rafforzati così da porre rimedio ai rischi che potrebbero nascere da una crescita del Pil inferiore alle previsioni, e da possibili sforamenti sul versante della spesa». E soprattutto in questi commenti, emerge la preoccupazione se non ii nervosismo di Bruxelles davanti alle carte italiane. Dubbi, e moniti, anche per le possibili falle che nel bilancio nazionale potrebbe aprire il varo del federalismo fiscale.
Dopo aver infatti espresso un giudizio positivo sulle misure varate nell'estate 2008 con il piano triennale del governo, la Commissione chiosa: «Resta da vedere se la realizzazione pratica di questa riforma (della semplificazione e razionalizzazione della spesa pubblica, ndr) che prenderà alcuni anni, darà i risultati sperati in termini di un miglior controllo della spesa e di governante del bilancio. Più oltre, una sfida significativa per la stessa governance è quella di precisare e realizzare la nuova cornice per il federalismo fiscale, così da assicurare la responsabilità dei governi locali e si incrementarne l'efficienza».
 

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