La lezione romana Gheddafi «L'Europa abbracci l'Islam»

Quattro aerei con il logo 9/9/99 (la data della nascita dell'Unione africana), 27 cavalli berberi, due amazzoni di scorta, valletti carichi di vestiti tradizionali, una delegazione sconfinata composta da uomini d'affari e giornalisti e, poi, anche le 534 ragazze italiane, di cui tre velate e convertite, reclutate da un'agenzia di casting per la consueta lezione sull'Islam ad uso delle tv libiche. Il colonnello Muammar Gheddafi è di nuovo a Roma.
È arrivato con il suo seguito - è la quarta volta in poco più di 12 mesi - e stavolta ad accoglierlo a Ciampino c'era il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che però lo ha perso subito di vista: tonico più che in passato, passo agile, per niente spaesato davanti ai fotografi, il leader libico è sceso con agilità dallo scalone dell'Airbus-340 della compagnia Afriqiyah e ha salutato le telecamere alzando le mani unite in segno di vittoria. Poi, però, si è subito infilato nella limousine bianca che lo ha portato nella residenza dell'ambasciatore Abdelhafad Gaddur sulla Via Cassia, nel cui parco è stata piantata l'ormai leggendaria tenda del Colonnello.
Il silenzio del Colonnello è durato poco. Stavolta ha parlato prima ancora dell'inizio del programma ufficiale della visita che avrà il suo culmine oggi con la celebrazione insieme a Silvio Berlusconi del secondo anniversario del trattato di cooperazione e amicizia italo-libico del 30 agosto 2008. «L'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l'Europa», ha dunque detto Gheddafi alle ragazze ricevute a scaglioni nell'accademia libica di via Cortina d'Ampezzo. «Convertitevi all'Islam, Maometto è l'ultimo dei profeti», ha poi aggiunto il leader libico che ha offerto un'edizione rilegata del Corano ad ognuna delle circa 500 fanciulle (più alcune decine di ragazzi) scritturate per 70-80 euro al giorno dall'agenzia Hostessweb. Non tutte, però, hanno gradito: «Gheddafi non può venire in Italia a dirci di convertirci all'Islam o che dovremmo sposarci dei libici», ha raccontato all'agenzia Ansa una delle ragazze scritturate. E le voci fuori dal coro ai cancelli dell'accademia libica hanno anticipato le accuse della Lega: «L'Islam non viene in pace ma per conquistarci», attacca il senatore Piergiorgio Stiffoni.
Mentre Mario Borghezio non rinuncia a definire Gheddafi «uno che ha la filosofia del mercante di tappeti». E anche Francesco Storace dice che «questi show sulla fede sono inaccettabili». Invece il sottosegretario Carlo Giovanardi (Pdl) smorza i toni: «Una battuta riferita e pronunciata in una riunione privata lascia il tempo che trova e non turba per nulla i rapporti tra i due Paesi». Eppure col passare delle ore trascorse da Gheddafi a Roma, si sono aperti altri fronti. Sul punto chiave del trattato italo-libico - quello che impone a Tripoli di fermare sulla costa africana i migranti diretti a Lampedusa - Rosy Bindi e Livia Turco del Pd hanno chiesto di riferire in Parlamento sugli esiti del vertice: «Solo nell'italietta berlusconiana è possibile la celebrazione così imbarazzante e subalterna di un personaggio come Gheddafi». Per il senatore Giampiero D'Alia (Udc), «come l'anno scorso la visita si sta trasformando in un'indegna sceneggiata». Leoluca Orlando (Idv) si rivolge direttamente a Berlusconi: «Risponda all'Onu e chieda all'amico Gheddafi di riaprire ufficialmente l'ufficio dei rifugiati dell'Acnur a Tripoli».
Per il radicale Mario Staderini «il circo mediatico organizzato per accogliere Gheddafi copre le scomode verità che si nascondono dietro il trattato». E in serata lungo la Cassia si è visto di nuovo il corteo di auto della polizia che scortava la limousine bianca. Gheddafi ha improvvisamente deciso di andare a cena fuori, destinazione Campo de' Fiori. Il Colonnello e la sua ingombrante scorta hanno gettato nello scompiglio il personale di «Obika», il locale della catena dei mozzarella-bar, prendendo posto in un tavolo all'esterno per un cappuccino. Saluti, fotografie, qualche insulto e tanti curiosi per l'invasione libica dell'isola pedonale. Così, il Colonnello si è avviato a piedi
verso piazza Navona.
verso piazza Navona.
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