L'Expo regala a Milano il parco più grande d'Europa

Un parco di 800 ettari, il più grande in Europa, e un centro per lo sviluppo sostenibile che farà da punto di raccordo tra università, laboratori e centri di ricerca. Questo sarà quello che resterà a Milano dal 2016 in poi, una volta conclusa l'Expo e grazie proprio all'evento del 2015 e alla formula innovativa come sindaco e presidenti di Provincia e Regione non si stancano mai di sottolineare, come ieri è stato riconosciuto loro anche dal Bie di Parigi che decide delle assegnazioni dell'evento - con cui lo si sta predisponendo.
Nell'attesa, per celebrare quello che ormai appare certo - Expo e il suo lascito - a gennaio il Comune terrà un «Expo day» tutto dedicato all'alimentazione - leitmotiv dell'evento 2015 - in cui coinvolgere la città, che finora ha sentito l'evento come cosa ben sopra la sua testa. Il maxi-evento dedicato all'alimentazione e il parco che lascerà in eredità forse non basteranno a scongiurare ce ali nucleari in Lombardia, anche se ieri il governatore Roberto Formigoni ha ribadito che la Lombardia non ha deficit energetici e non potrà non essere consultata ove fosse chiamata ad ospitare l'atomo. Di certo, confermando di essere il perno intorno a cui ruota il dibattito pubblico di Milano per tutti i prossimi anni, ha dato la stura anche a chi non ha nessun interesse a partecipare al successo del centrodestra. L'ex assessore all'ambiente del sindaco, Edoardo Croci, insieme a Marco Cappato ed Enrico Fedrighini cavalca Expo in funzione pro referendum sull'ambiente a Milano.
Arriverà anche il parco, ma intanto loro hanno voluto rimarcate che «è più che mai attuale il quesito all'interno dei referendum sull'ambiente e qualità della vita a Milano che chiede che venga conservata a parco l'area Expo per consentire un'eredità positiva ai milanesi ed evitare una speculazione edilizia». Autore delle linee guida di Expo, l'aspirante sindaco del centrosinistra Stefano Boeri ha invece lamentato che «il progetto di orto botanico previsto per Expo è sostanzialmente trasfigurato e seppellito sotto una montagna di cemento». Non propriamente interessato alla fedeltà del piano attuale rispetto a quello elaborato da Boeri, Filippo Penati ha invece invitato a «cambiare passo».
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