L'Europa contro il Cav

Con tutti i problemi di governabilità che ha sul fronte interno, perché Berlusconi ha riaperto il conflitto con l’Unione europea? Forse è la passione per alcune tipologie di leader politici che ritiene affini al proprio populismo, Vladimir Putin, Mouhammar Gheddafi, a spingerlo verso amicizie spericolate, o forse è solo la passione per gli affari a indurlo a un certo protagonismo internazionale pensando che dopo Russia e Libia ci sia spazio per le imprese italiane anche in Bielorussia. Sta di fatto che il suo viaggio-lampo a Minsk di lunedì è stato il primo in quel Paese di un leader della Ue negli ultimi quindici anni. Alexander Lukashenko, presidente bielorusso dal 1994, rieletto nel 2001 e nel 2006 in circostanze ritenute dubbie a causa di brogli e intimidazioni, è infatti messo all’indice da Bruxelles. Anche ieri la posizione della Ue è stata ribadita da Ludz Gullner, portavoce della rappresentante per la politica estera Catherine Ashton: «Nessun commento da parte nostra alle attività di un premier». «Abbiamo esteso fino a ottobre 2010 le misure restrittive già esistenti verso le Bielorussia», ha proseguito la portavoce. Diversa la posizione di Franco Frattini, ministro degli Esteri italiano: «Quella di Berlusconi è stata la visita di un capo di governo europeo che apre la strada ad altri e che fa seguito a una decisione dell’Unione di includere la Bielorussia nel partenariato strategico orientale». In effetti, l’amicizia tra Berlusconi e Lukashenko risale al 27 aprile 2009, quando il presidente della Bielorussia - che non visitava una capitale europea dal 1995 (l’ultima fu Parigi) - venne ufficialmente a Roma e fu ricevuto pure da Benedetto XVI. Dopo l’incontro con Berlusconi, Lukashenko ha avuto parole di riconoscenza per lo sdoganamento politico: «Ringrazio Berlusconi: aveva promesso di venire ed è venuto. Noi comprendiamo bene il significato di ciò». Il premier italiano non si è limitato a contraccambiare con frasi diplomatiche di circostanza e come sempre ha ecceduto: «Tanti auguri a lei e al suo governo. E alla sua gente che so che la ama. E questo è dimostrato da tutti i risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti, che noi conosciamo e apprezziamo». Nelle ultime elezioni contestate dall’Unione europea, Lukashenko ottenne nel 2006 oltre l’82 per cento: una percentuale che deve fare invidia a Berlusconi. La prima a polemizzare con il viaggio del premier a Minsk è stata Emma Bonino, radicale, vicepresidente del Senato: «A me sembrano abbastanza misteriose tutte queste trasferte all’estero. A parte i famosi tre giorni con Putin, dei quali ancora non si sa molto, abbiamo poi avuto la visita in Arabia Saudita con il suo socio Tarak Ben Ammar, in seguito la visita in Turkmenistan e ora quella in Bielorussia». Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, chiede che il presidente del Consiglio riferisca alla Camera sul viaggio a Minsk: «Aveva destato in me già profonda meraviglia il fatto che il nostro sia stato il primo capo di un governo occidentale ad andare in Bielorussia. Ma la mia meraviglia era niente in confronto allo sbigottimento nel leggere gli elogi a Lukashenko». La pensa più o meno così Piero Fassino, Pd: «Con la visita a Minsk, Berlusconi rischia di confermare l’immagine di una politica estera italiana confusa ». Si è appreso infine che Lukashenko ha aperto gli archivi del Kgb consegnando a Berlusconi alcuni dossier che permetterebbero di stabilire la sorte dei cittadini italiani prigionieri durante la seconda guerra mondiale in Bielorussia (avevano invaso l’Urss a fianco delle truppe hitleriane nella cosiddetta “Operazione Barbarossa”, su questa tragedia hanno scritto libri impareggiabili Primo Levi e Mario Rigoni Stern). Lukashenko ha anche ringraziato l’Italia per l’accoglienza fornita periodicamente a decine di migliaia di bambini di Chernobyl (la località colpita da un incidente nucleare nel 1986). Un gesto umanitario che però non si può confondere con la politica.
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