L'Europa boccia la Legge 40. "Si alla fecondazione eterologa"

Dalla Rassegna stampa

Dalla Corte di Strasburgo arriva una speranza per tutte quelle coppie italiane che vogliono diventare genitori, costruire una famiglia, e non possono farlo in modo naturale perché sterili. La fecondazione eterologa (quella in cui si utilizzano ovociti e spermatozoi di donatori "terzi") è vietata in Italia ma, secondo la Corte europea, questo divieto vìola la Convenzione dei diritti dell’uomo. Il Tribunale di Strasburgo ha accolto il ricorso di due coppie austriache e ha condannato le autorità perché la legge nazionale che regola la procreazione assistita non consente di ricorrere alla donazione di sperma per la fertilizzazione in vitro e alla donazione di ovuli. «Sicuramente i Tribunali italiani potranno ora più facilmente azionare l’interpretazione normativa vigente in materia di diritti per sollevare il vizio di incostituzionalità», spiega l’avvocato Filomena Gallo dell’associazione Amica Cicogna. «Credo che il nostro Parlamento italiano stia perdendo per l’ennesima volta l’occasione di dare un segno di rispetto dei diritti dei propri cittadini non intervenendo tempestivamente per modificare la legge 40/04. Ho già avuto molte richieste da parte di aspiranti genitori che hanno saputo di questa sentenza», ha aggiunto il legale.
In Italia decine di coppie sterili, finora costrette ad andare all’estero per ricorrere alla fecondazione eterologa, stanno già preparando i loro ricorsi.
La decisione europea, dunque, potrebbe incidere su quello che è stato battezzato il "turismo della provetta" e che inevitabilmente aprirà un nuovo dibattito etico che dividierà il Paese. In cinque anni quasi cinquantamila coppie hanno deciso di andare all’estero (soprattutto Spagna, Grecia, Russia) e sborsare dai 5mila ai 20mila euro pur di ricorrere all’aiuto di un donatore terzo. Per questo molte coppie ora si aggrappano alla sentenza di Strasburgo. Il primo ricorso sarà presentato il 15 aprilo a Bologna, seguiranno Firenze, Roma, Catania e Milano. «Siamo di fronte a una sentenza rivoluzionaria», dice Antonino Guglielmino, direttore dell’Unità di Medicina della riproduzione del centro Hera di Catania. «Siamo pronti ad avviare una campagna di ricorsi giudiziari. La stessa strada che abbiamo percorso per cambiare la legge 40 sulla fecondazione assistita nelle parti che vietavano la diagnosi genetica di preimpianto e obbligavano all’impianto contemporaneo di tre embrioni a prescindere dalle condizioni cliniche del singolo caso». Recentemente, infatti, una sentenza della Corte Costituzionale ha cancellato alcuni dei divieti della legge 40: dall’obbligo di impianto degli embrioni al loro congelamento, alla diagnosi genetica prima dell’impianto. Adesso, a colpi di ricorsi giudiziari, quest’esercito numeroso di aspiranti genitori, si prepara a combattere la sua battaglia a favore della fecondazione eterologa. La sentenza della Corte europea di Strasburgo darà loro una mano.

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