Lettera - Vocazione da brividi

Comincio a tremare, nella mia piccola soffitta. Non è per il freddo, ché il clima a Roma è ancora clemente, bensì perché si avvicina la fatidica scadenza per pagare l’ultima rata dell’Imu. Ancora non è chiaro a nessuno quanto si debba pagare: forse il minimo e poi il resto l’anno prossimo, con una multa? Tremo, ma non è neanche per questo: su 20 metri quadri di casa, la cifra sarà bassa. Però gira voce che la Chiesa, ancora una volta e contro il parere dell’Unione europea, non pagherà quella tassa per le decine di migliaia di immobili che possiede sul territorio italiano. Con una scusa o con l’altra, per un inchino o per l’altro dei nostri governanti, dal Vaticano non arriverà nemmeno un fiorino… La cosa mi puzza d’incenso e allora comincio a tremare. Perché penso che – se non voglio, da laico, vendere profezie, organizzare osanna o fingere miracoli – l’unica soluzione per salvare i miei risparmi sia proprio quella di farmi prete. E allora chissenefrega dei diritti civili: i miei reati diventerebbero peccati e le mie bugie, misteri della fede. E se anche decidessi di non pagare l’Imu, al più mi sposterebbero di parrocchia e amen.
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