Lettera - Tornano i sanfedisti modello "made in Usa"

Dalla Rassegna stampa

Cara Europa, mentre siamo quasi tutti impegnati con la crisi economica, c’è chi si può permettere il lusso di distrarsi nel tentativo di togliere alle donne il diritto civile di abortire legalmente e non ricorrendo al prezzemolo delle mammane e ai cucchiai d’oro dei medici (antiabortisti negli ospedali pubblici per fare carriera e abortisti in cliniche private per fare soldi). Mi rivolgo per vostro mezzo al ministro Cancellieri e ai procuratori della repubblica per sapere se sono a conoscenza delle violenze che gli antiabortisti della “Santa Fede” praticano sulle donne che ancora riescono ad abortire nelle strutture pubbliche. Segnalo a riguardo questa lettera di una donna, pubblicata su un sito e ripresa ieri da Repubblica: «Ero ancora sulla barella, subito dopo l’intervento, avevo chiesto esplicitamente di non vedere il bambino (cioè il feto). Invece arrivarono un’infermiera e una volontaria, con qualcosa di minuscolo fra le mani, avvolto in un panno bianco. Guardalo, mi hanno detto, era tuo figlio, respirava... Una violenza tremenda. Le ho denunciate». E i partiti laici che fanno? Perché Pannella si occupa solo dei carcerati?
Clelia, Roma

Cara Clelia, non credo che il mio amico Pannella si occupi solo di carcerati. Ma le conquiste civili hanno una frontiera mobile, in avanti. L’importante è non sguarnire le conquiste già conseguite, altrimenti i fanatici dei secoli bui se le riprendono, attaccando alle spalle chi cerca appunto di andare avanti. Piuttosto sono gli altri partiti a tacere (anche se nel Pd si sono levate voci di cattolici a 18 carati, come Garavaglia e Fioroni, a chiedere che di problemi così tremendamente seri si discuta con serietà e, aggiungo, senza criminalizzazioni delle donne: com’ è invece avvenuto nello squadristico raduno di Roma, guidato dal sindaco Alemanno con fascia tricolore e da organizzazioni fasciste e clericali. Costoro combattono le donne come i fondamentalisti islamici, chiedono e fanno cimiteri dei feti, impediscono alla legge di essere applicata nei consultori e negli ospedali del servizio sanitario, ostacolano il divorzio breve, sono contro la pillola del giorno dopo, contro i contraccettivi, contro le unioni civili, dicono messa per i caduti papalini del XX Settembre a Porta Pia, non per i 50 bersaglieri italiani che lasciarono la vita sotto il fuoco pontificio). Mi spiace che cardinali e parlamentari sia pure di destra si siano mischiati a quest’accozzaglia, dimostrando che a loro va tutto bene, squadristi compresi, pur di raggiungere lo scopo. Come insegnava il cardinale Ruffo, che infatti mobilitò le masse di Santa Fede per riconsegnare Napoli ai Borbone e metter mano alla mannaia: sotto la quale lasciarono la testa i migliori spiriti del regno, che da allora iniziò il suo irreversibile declino. «Tutti in marcia contro la dittatura abortista», titolava ieri il Giornale, mischiando al revanchismo contro la legge 194 una buona dose di razzismo («Migliaia di giovani hanno sfilato (…) per rivendicare il diritto di avere figli italiani di cultura occidentale»). Anche nel 1938 si ragionava così, con la benedizione ecclesiastica. Ma, a proposito di razzismo e antiabortismo, una cosa vorrei chiedere alle tante suore in chador celeste o nero che partecipavano alla marcia e che penso non siano estranee, almeno una parte di loro, alla vita ospedaliera: dove sono, cosa fanno quando in ospedale «i padri africani avanzano questa richiesta: dovete infibulare mia figlia». È il titolo a otto colonne della Padania (cronaca) del 15 aprile 2003. Razzismo leghista? In realtà, in questi dieci anni, ne abbiamo parlato anche noi ed tanti altri, fuorché i partiti in parlamento e nei programmi: occupati a disfare l’economia del paese, non hanno avuto tempo in dieci anni di fare l’Italia dei diritti, sottraendo le donne ai capestri europei africani e asiatici, anche se oggi fingiamo di indignarci perché «si uccidono molte donne in famiglia». Prima della 194 se ne uccidevano tante altre con gli aborti in famiglia e relative emorragie, ma siccome tutto accadeva in privato, così in quella bella Italia che i marciatori pro life ci vorrebbero ridare non c’erano né aborti né omicidi di donne. I resti di quel mondo oggi chiedono che anche in Italia questi obbiettivi irrompano nella campagna elettorale, come in America. A quando la sedia elettrica o l’iniezione letale?

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