Lettera - Sulle presunte colpe di Napolitano nella nascita del governo tecnocratico

Al direttore -Dopo il caso Enrico Letta, sarà vietato fotografare i pizzini alla Camera. Me vojo imbavaglià.
Maurizio Crippa
Al direttore - Io non so perché di Francesco Cossiga presidente della Repubblica si scrisse di tutto e di più, mentre del presidente in carica non si possano scrivere che pagine zuccherose (e noiose). Capisco la libera stampa, dal Corriere del Preside alla Repubblica dei Professori, che avanti di questo passo rischiano di suggerire nuovi episodi per la riedizione di Monty Python's Flying Circus. Ma anche a lei, direttore, sembra non garbi giudicare pensieri, parole e opere di Giorgio Napolitano. Con Apicella viene da domandarsi: pecché? Anche se tutto ciò di cui lei parla e scrive da settimane, e in particolare dal governo del Preside in qua, è al Colle che porta, come il solco all'aratro, Ossequi
Claudio Monti
Gentile Monti (che bel nome di famiglia), mi ascolti. Napolitano è una persona seria. Diversa da me. L'opposto di come sono io. Lo era come comunista italiano, lo è oggi come profilo istituzionale (lui ce l'ha altissimo, io bassissimo). L'ho perseguitato per anni con la mia petulante passione. Fino a scontri frontali bestiali, e molto politicamente civilmente e culturalmente personali, che per pudore non le ripropongo ma sono pubblici. Su tutti i temi decisivi: economia, riformismo, giustizia, caso Craxi, articolo 68, stile politico repubblicano e questione del coraggio e della passione. Dire a me, ammia!, che sono compiacente con Napolitano è come dire che non ha temperamento da cacciatrice a una tigre che ha divorato cuccioli di gazzella. Tuttavia nel 1994, primo ministro ex comunista dopo il 1947, in un periclitante e folle e magnifico governo Berlusconi, gli sentii fare un discorso civile alla Camera di fronte al vincitore così anomalo, così diverso da lui e da me. Fui felice di vedere il Cav. fare un gesto storico, tra gli applausi dell'assemblea: andare al suo banco e stringergli la mano. Poi lq proposi come commissario europeo, insieme a Mario Monti e al posto della Bonino. Purtroppo invano. Poi fu eletto capo dello stato (noi facemmo un tifo pazzotico e disperato per D'Alema, sperando di muovere acque stagnanti, e me ne sono abbastanza pentito). È stato bravo, responsabile, non ha affondato come avrebbe potuto il governo Berlusconi, anzi lo ha sostenuto; il suo controcanto severo ma rigoroso nel puntellare l'equilibrio politico uscito dal voto gli ha guadagnato insulti dalla parte più faziosa della sinistra, e dagli scalfariani che mal lo hanno sopportato, dissimulando. Alla fine, dopo aver costretto l'opposizione a varare il varabile in estate, dopo aver criticato il Pd perché non lavorava per l'alternativa e non si metteva in una prospettiva di coesione, davanti alla crisi precipitosa dell'economia finanziaria e alla fuga del "gesto di responsabilità" del Cav., dimissioni più disponibilità a una tregua tecnica inaudita in una democrazia politica, ha fatto il suo mestiere di europeista vecchia scuola, di ex comunista culturalmente Bankitalia, e si è buttato sull'emergenza e la maggioranza tripartita con aplomb istituzionale ed energia. I miei complimenti a lui, e la mia ira per chi ha consentito che questa soluzione passasse: Berlusconi, che amo, e Bersani, che sopporto a stento e come lui mi ha deluso. Chiamasi verità delle cose. Prendersela con Napoletano è vile e riprovevole. Lo si può e lo si deve criticare, ma il cedimento non è stato suo.
Al direttore - Dovendosi fare 45 sottosegretari, per difendersi dai prevedibili assalti, a Mario Monti potrebbe tornare utile un motto di casa Valensise, tratto dalla Vita ed Istituto del venerabile servo di Dio Alfonso M. Liguori. Il quale, ad un religioso presentatosi con una "lettera impegnativa di D. Giambattista Filomarino, Principe della Rocca" così rispose: "Dio vel perdoni, Monsignore, io già avevami fissato darvi il Canonicato; ma perché mi avete portata questa lettera, non sono più in grado di darvelo: indignus quia petisti".
Franco Debenedetti
Al direttore - Dichiarazione di Herman Van Rompuy: "Italy is back to European business". Umorismo macabro?
Giorgio Israel
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