Lettera - Se la Chiesa assolve il suicidio e non l’eutanasia

Dalla Rassegna stampa

Gentile Augias, grazie per aver pubblicato la mia lettera, anche se nella sua risposta trovo una affermazione parzialmente vera, e cioè «la Chiesa concede i suoi riti ai suicidi in base al sofisma: nell’ultimo nanosecondo potrebbe essersi pentito». Lei commenta «è una scappatoia un po’vile». In realtà la Chiesa aveva già manifestato in alcuni documenti conciliari la sua volontà di dialogare con le "scienze umane", in quanto ci permettono di considerare i possibili condizionamenti di ordine psichico-fisico o sociale che possono determinare una scelta. Tutto ciò che condiziona una scelta, la rende meno libera e responsabile. Ecco perché si è più prudenti, da qualche tempo, nel "giudicare" una scelta drammatica come quella di togliersi la vita, lasciando il Giudizio solo a Dio. È importante che la teologia, dialoghi con le scienze umane, in modo particolare con le neuroscienze, per una migliore conoscenza della persona umana e del complesso mondo che la circonda. Anche in questo caso fede e scienza, come continua tenacemente ad affermare Benedetto XVI, non sono in contrasto, non si escludono, ma possono dialogare.
Don Felice Bacco - Canosa di Puglia
 
Mi dispiace sinceramente, davanti alla cortesia di don Felice, dover insistere. Ma non vedo la differenza tra colui che scrive una lettera d’addio e si spara alla tempia e il povero Welby che, disperato, rifiuta di continuare ad essere prigioniero della sua carcassa immobile e implora di essere "liberato". Al primo la Chiesa concede il rito funebre, al secondo no. La mia ipotesi è che la differenza sia "politica": il diverso clamore delle vicende, il possibile valore esemplare della seconda, come accaduto anche per Monicelli. Più in generale noto che non esiste una vera spiegazione alle parole tante volte ripetute "fine naturale della vita" che se vengono analizzate rivelano di non avere molto senso. Mi scrive Elisa Merlo (lisamer@tiscali.it):«Riguardo alla “morte naturale”, spiacente per don Felice Bacco, la confusione resta. La Chiesa afferma che il "tramonto naturale" è stabilito da Dio (cf Catechismo, enciclica Evangelium vitae, ecc.). Ora, giacché la lunghezza della vita è cambiata nel corso dei secoli, e cambia secondo, il luogo dove si nasce, vien fatto di chiedersi se Dio cambi idea, stabilendo che generazioni di sue creature "tramontino naturalmente" per esempio a quarant’anni altre invece a settanta. La somministrazione di medicinali o l’intervento di una macchina della tecnologia clinica può determinare l’ora della "morte naturale". Tutto stabilito da Dio?». Infatti la questione non si scioglie. Siamo di fronte a una di quelle espressioni che suonano benevole e rassicuranti ma prive di vera sostanza logica e assai deboli anche dal punto di vista teologico.

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