Lettera - Salvare la vita ad Aziz e ricostruire i fatti del 2003

Caro Orlando, l'Alta Corte di Baghdad ha condannato a morte Tareq Aziz, ex vice primo ministro di Saddam Hussein. Può un paese, uscito da lunghi annidi tribolazioni ed efferatezze, usare la pena capitale come strumento di vendetta, per regolare conti passati? L'Ue, il presidente Napolitano, il ministro Frattini, il Vaticano s'adopereranno per tentare di fermare il boia.
La comunità internazionale può seguire solo una strada maestra: mostrare con la forza della persuasione, con la grammatica efficace della nonviolenza, con l'incisività della dialogo, della cultura, della diplomazia, che nessun uomo può essere condannato al patibolo.
Sulla vicenda di Saddam Hussein e in questo ultimo triste caso di Aziz, il Partito radicale si sta battendo con armi squisitamente politiche. Pannella (in sciopero della fame e della sete) e i suoi compagni cercarono infruttuosamente, già nel 2003, di far scoppiare la pace favorendo l'esilio del tiranno di Baghdad. Oggi, i radicali vorrebbero salvare la vita ad Aziz, non solo perché nessun "Caino" può essere ferocemente violato, ma anche per ricostruire storicamente i fatti, che tanti vogliono occultare.
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