Lettera - Referendum elettorale si o no?

Dalla Rassegna stampa

Caro Colombo,
non hai ancora detto se firmi o non firmi per il referendum che restituisce all'Italia una legge elettorale decente.
Valentino

Già fatto, nel senso che ho firmato subito, alla Camera, la lettera con cui Arturo Parisi ha lanciato la campagna per il referendum. Subito dopo, la firma sull'apposito modulo, un fatto in sé modesto, che mi sembra un evento importante e da celebrare, perché è il simbolo della cancellazione di una legge squallida e umiliante, voluta di proposito dalla Lega, uno dei tanti danni arrecati dai secessionisti, che intanto governano in camicia verde la Repubblica italiana. Non c'è più bisogno di illustrare o spiegare il "Porcellum" la cui vergogna è chiara a tutti. Invece può essere utile dire qualcosa sul cosiddetto "Mattarellum". Conosco le obiezioni e so che alcune, come quelle formulate da Giovanni Sartori, sono rigorose e fondate. Ma conosco anche i deputati e senatori che, nella più stretta versione dei non stretti tempi costituzionali, dovrebbero accordarsi su un tipo o l'altro di legge elettorale, discuterlo e approvarlo prima della fine (che non sarà mai abbastanza presto, ma che comunque non è lontana) di questa pessima legislatura. Ha ragione il coraggioso e testardo proponente del referendum: occorre prendere l'iniziativa subito perché il tempo è appena sufficiente e consente ancora di tornare a una legge elettorale in cui vi sono collegi e candidati contrapposti, ciò che, tra l'altro, consentirà ai partiti elezioni primarie per la designazione dei candidati. La carta dei referendum non è facile (esiste sempre l'incubo del quorum) ma è la sola che ci possa riportare in tempo a un livello minimo di civiltà politica dal quale ricominciare. Dunque non solo appongo la mia firma, ma chiedo ai lettori del Fatto di non perdere tempo, localizzare subito i gazebo in cui si firma ed essere certi di avere un documento di identificazione. Ci servano da monito e da incoraggiamento i referendum appena vinti, ricordando che da quella vittoria è cominciato l'inarrestabile rotolare in basso di Berlusconi e di Bossi. E ricordando la lezione storica dei Radicali che, con quello stesso strumento, da soli, hanno portato cambiamenti storici nella vita italiana. È necessario rifare questo cammino ancora una volta.

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