Lettera - La questione Pannella

Dalla Rassegna stampa

Caro Colombo, quando si scriverà la storia di questi anni disgraziati gli storici non potranno non attribuire merito per la tenacia, la passione, la lucidità con cui hai denunciato i guasti micidiali provocati da Berlusconi e dal berlusconismo al vivere civile e costituzionale italiano. Dovranno però detrarre dai tuoi meriti il colpevole, acritico accreditamento con cui hai indicato ai giovani lettori del "Fatto" quel cattivo ragazzo che è stato ed è Pannella Giacinto detto Marco. Paolo Cimarelli
Ho indicato, come non faccio quasi mai, il nome completo dell’autore della lettera (qui un po’ accorciata) perché il tema è affrontato in modo molto personale e mostra un intento di pubblico dibattito di cui sono grato e che non posso ignorare. Comincio con il dire che, scrivendo a uno che scrive su questo giornale, Paolo Cimarelli colpisce nel momento più critico del parlare di Pannella, specialmente al modo amichevole ma anche di stima e di sostegno che mi è tipico in queste pagine. Infatti sono fra coloro che non capiscono di che cosa possa Pannella dialogare con Berlusconi in questo momento, che è il peggiore per l’Italia del dopoguerra e il peggiore persino per Berlusconi, che pure è noto per una serie di fatti e misfatti pessimi anche in un Paese come il nostro, non fortunato con la politica. lo non so che cosa mi sentirò di dire quando sapremo di più del dialogo e del perché proprio adesso. So però perché ho parlato di Pannella in queste pagine. E’ una questione che risale indietro nel tempo. Quando, tanti anni fa, ero giornalista alla Rai, ricordo di avere spesso pensato: se dirigerò qualcosa qui dentro farò subito parlare, con tutti gli altri, anche i Radicali, anche Pannella. Non lo conoscevo, allora, ma non trovavo alcun senso o spiegazione nel bando assoluto che ha sempre escluso i Radicali da tutto. Prima che grave, mi pareva ridicolo. Non mi è mai accaduto di dover decidere qualcosa in quella azienda, ma mi sono sempre ricordato di quella strana e assoluta proibizione e ciò, fatalmente, ha moltiplicato la mia attenzione per questa strana banda di esclusi. Mi sono accorto che intere parti di questioni pubbliche e sociali, come i diritti umani e civili, le prigioni, le malattie disabilitanti, l’esclusione dei senza potere, la persecuzione di minoranze nel mondo, erano affrontate con ostinata ripetitività solo dai radicali. Perché avrei dovuto non dirlo, non scriverlo, non dare una mano quando possibile?
Qualcuno, nella politica italiana, si occupa davvero di problemi del mondo come ceceni e islamici cinesi perseguitati? Se si, ne parlo volentieri, subito. Qualcuno si è posto il problema, vero, tecnico, diplomatico, del come fermare Blair e fermare la guerra in Iraq attraverso la rimozione di Saddam Hussein, senza morte e distruzione? Se sì, avrei aggiunto il mio impegno.
Ma, con tutti i suoi tremendi difetti, c’era solo Pannella. E anche accanto a Luca Coscioni, a Piergiorgio Welby, agli abbandonati nelle carceri. Ho visitato il Centro di Identificazione e di Espulsione di Ponte Galeria, a Roma, insieme a Staderini, giovane segretario del Partito Radicale e su iniziativa di Rita Bernardini, che lavora con me alla Camera. E insieme, i Radicali e alcuni deputati Pd, siamo stati fra i pochi a batterci in tutti i modi per impedire il trattato politico, economico e militare con lo Libia, cioè con un paese che nega tutti i diritti di tutti e ha il compito di affondare in mare le imbarcazioni di migranti che sperano soccorso in Italia. Ora che Marco Pannella dialoga con Berlusconi gli dico che proprio non capisco e che mi pare una iniziativa sbagliata. Ma la vita non è una lavagna da cm si cancellano di volta in volta le righe "sbagliate". Il vissuto resta tutto. E nel caso che stiamo discutendo non è così reale.

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