Lettera - Quando “a 4 fogli” diventammo la sesta potenza

Dalla Rassegna stampa

Cara Europa, prima di leggere l’articolo del direttore, che annunciava per Europa, da oggi, meno carta e molto più web, non sapevo spiegami perché, mentre il centrosinistra viene premiato nei sondaggi e applaudito per la democrazia e la sincerità offerte con le primarie, un giornale dell’area debba contrarsi a 6 o 4 pagine, riducendo la sua capacità di influire nel dibattito civile. Ora ho idee molto meno confuse, e spero che il giornale, così ridotto, torni in quelle edicole da dove è stato ritirato.
Credo che la collaborazione carta-web potrebbe avvantaggiare anche la diffusione della carta, alla quale tanti di noi che la mattina andiamo in edicola siamo legati, pur riconoscendo i diritti della nuova rivoluzione industriale. Ma coi limiti del pubblico controllo, visti i guai che senza limiti il web combina, si tratti del Petraeus americano o del Grillo italiano.
Leonardo Balducci, Milano

Caro Balducci, cercheremo di corrispondere alle vostre attese. Una scelta meno costosa e di maggior successo presso una fascia importante di lettori, quella del web, è anche il segno della modernità di chi non vuol trovarsi scavalcato dall’evoluzione. L’importante è che questa arricchisca il Pantheon, non lo precluda agli “Dei” di una società plurale qual è il centrosinistra. E poiché di Pantheon s’è parlato nelle primarie del Pd e s’è scritto ieri nei giornali, voglio rassicurare lo scrittore Paolo Izzo di Roma, che c’invia una lettera sarcastica sui “Fantastici 5”e sul conduttore che sembravano non aver mai sentito in vita loro la parola “laicità”, che nel Pantheon del faccia a faccia non c’erano neanche i miei Dei: Voltaire, Constant, Cavour, Croce, Einaudi, De Gasperi, Berlinguer, Kennedy, Clinton, Blair. Sono nomi di tappe anche della nostra evoluzione nazionale, dalla culla piemontese all’Italia, all’Europa, all’Occidente atlantico. Anche nell’olimpo dei contemporanei, come in quello degli antichi, gli Dei si perpetuano e si evolvono.
Come ci evolviamo noi: dai caratteri composti a mano, lettera per lettera, legati con lo spago e inchiostrati per la stampa a macchina piana, alla linotype e alla rotativa, all’elettronica che oggi mi consentirebbe di scrivere questa lettera a casa e di spedirla con un clic in questa casella predisposta dai colleghi grafici. Le cose “vecchie”, che riuscii a cogliere nell’infanzia, non hanno impedito a Gutemberg di stampare Bibbie per tutto il mondo e preparare la rivoluzione luterana; né agli enciclopedisti di completare la rivoluzione della modernità e ai padri della patria italiana di fare una nazione; e a noi del Novecento di varare l’Europa e di conquistare da questa dimensione il sesto posto nel mondo sviluppato.
Cominciammo con giornali di 2 e di 4 fogli, scritti da giornalisti vecchi e giovani, mai più rifioriti in tal numero e di tale qualità: erano stati concimati dalla guerra. Ieri La Stampa ha annunciato la prossima mostra al Guggenheim di New York sul futurismo, con giornali di 4 o 6 pagine, dal Travaso a Za-bum, che rivoluzionarono arte e letteratura, costume e rapporti umani (non sempre in meglio: ma anche questo, come vede, non è questione di pagine). Noi abbiamo l’ambizione di poter includere Europa nella gran serie di piccoli giornali che hanno contato nella storia civile del paese. Quanto al web, ci servirà anche per portare la battaglia della democrazia nelle praterie della rete, dove non mancano alcuni che le confondono con le steppe dei Gengis Khan d’avanspettacolo, bruciando l’ansia di pulizia di milioni di giovani nei falò dei Pantheon, con la scusa di pulirne le immondizie che vi lasciano ignobili profanatori.

 

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