Lettera - Pannella/2 L’obbligo di fare il pazzo

È assolutamente innegabile che, affinché i Radicali e le loro idee esistano e resistano, Marco Pannella deve fare il pazzo: sfiorare il suicidio con ripetuti e anacronistici scioperi della fame e della sete; ululare nello scarso minuto che la tv pubblica gli concede annualmente; minacciare ogni paio di mesi il suo schieramento di appartenenza (per elezione e per natura) di andarsene (o come qualcuno malignamente mormora: tornare) da Berlusconi. È assolutamente innegabile che i Radicali siano tremendamente scomodi e antipatici perché laici, libertari, nonviolenti, onesti, sinceri: umani, cioè, fino al parossismo. Umanità che in politica, generalmente, non esiste proprio. Eppure, per una sensazione inconscia, per una stonatura che ha a che vedere proprio con l’umano più che con la politica; senza nemmeno leggere i «pio-pio, bau-bau, bla-bla» che di solito accompagnano la sofferta lotta nonviolenta radicale per i diritti di tutti... ma alla sola idea che il compagno Marco dialoghi con questo Governo, ritengo doveroso minacciarlo anche io: se continua quel «dialogo», non mi vedrà al prossimo, imminente Congresso di Chianciano. Per quanto possa valere la mia assenza: che è rifiuto individuale, ma radicale.
Paolo Izzo
© 2011 La Stampa. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU