Lettera - Miracolo a Milano

Dalla Rassegna stampa

Caro Furio Colombo, ho l'impressione che si dedichi poca attenzione alle elezioni amministrative in arrivo, e soprattutto a ciò che accade o può accadere a Milano. Noto una distrazione che mi preoccupa. Com'è Milano oggi? E come la vorremmo, dopo queste elezioni?

È vero ciò che dice la lettrice, ma più dal punto di vista politico che da quello giornalistico. Ed è più vero a sinistra che a destra, o almeno questa è l'impressione di chi non trabocca di simpatia per Letizia Moratti. Sul versante anti-Moratti, ovvero per una Milano che non sia più controllata, anche economicamente, dalle due bande di Lega Nord e dell'organizzazione d'affari che Marco Pannella ama chiamare, con lieve ritocco del nome in ditta, "Comunione e lottizzazione", c'è un buon candidato, Giuliano Pisapia, e un aiuto non da poco dei Radicali (lista Pannella-Bonino), considerato che la Bonino, da sola, è stata in grado di incassare in un passato recente un solido 8 per cento, e ha perso per poco il governatorato di Roma. Però non è tanto la probabile somma di voti utili a bloccare una vittoria al primo turno della indesiderabile Moratti, che dovrebbe accendere e mantenere vivo il dibattito politico sulle elezioni a Milano. Un primo argomento interessante per parlare di politica a Milano potrebbe essere la questione delle firme false. Ricordate? I Radicali, da soli, hanno detto, ridetto, denunciato, in un bel silenzio compatto. Ora i giudici hanno incriminato dieci consiglieri regionali per quelle firme, che riguardavano anche una certa Nicole Minetti. Come vedete, tener duro serve in politica, quando si hanno buone carte in mano. Ma, come in un buon romanzo d'appendice, lasciamo per un momento la storia sulla soglia di palazzo Formigoni, e giochiamo con un altro argomento urgente, in queste elezioni: lo stato della città. E il suo futuro, nel momento in cui il centro produttivo più importante d'Italia è a rischio di spartizione fra Lega e Compagnia delle Opere. E mentre si sta scatenando una scriteriata corsa al danaro dell'Expo, che potrebbe far apparire poca cosa Mani Pulite. E c'è il rischio di una seria e bene organizzata penetrazione 'ndrangheta. Vera ricchezza richiama vero pericolo. Eppure, a parte l'attivismo politico personale di Pisapia, a parte l'automobilitazione di Emma Bonino, si vede e si ascolta poca politica e nessun progetto, elettorale o legato al futuro di Milano. Si direbbe che la vicepresidente del Senato sia la sola - e da sola protagonista politica che sta tentando di dare dignità e attenzione nazionale al fatto (e al problema) "elezioni a Milano". Trovo strano che non le si veda, accanto e intorno, una mobilitazione non solo della sua piccola e attivissima parte politica (quella mobilitazione c'è) ma di tutto lo schieramento che vuole svegliare Milano dal suo sonno avvelenato, e impedire la nuova stagione di spoliazione della città. I Radicali possono contare su Marco Cappato, che ha scoperto e dimostrato un trucco elettorale non proprio limpido e, nonostante la curiosa assenza d'interesse del centrosinistra, non molla l'osso e promette di mantenere vivo il dibattito. Ma, a parte le primarie, e nonostante l'ottima qualità di alcuni parlamentari Pd di Milano, non si sente il rombo di una macchina elettorale che speriamo sia presto al lavoro per scalzare la prestanome Moratti. Milano è un simbolo poderoso. È troppo sognare che la liberazione politica del nostro tormentato Paese cominci di nuovo da Milano? È troppo sperare in un lavoro insieme con l'unico fine di arrivare bene al primo turno e poi di vincere?

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