Lettera - L'estate degli insulti e dei ricatti

Caro Augias, mi hanno colpito le parole di Giorgio Bocca che ha definito l'Italia di oggi "un paese senza redenzione". È un momento in cui perfino la Costituzione è stata chiamata 'inutile formalismo' dimenticando che con quegli stessi 'formalismi' Alcide De Gasperi rimise in piedi il paese. Potrò sembrarle ingenuo, ma perfino il risultato del referendum del 2006, a me è sembrato inquietante. Si, certo hanno vinto coloro che quel 'pezzo di carta' volevano mantenere. Però solo 25, su 47 milioni di aventi diritto, hanno votato, e quel 61 percento che ha respinto una riforma della Costituzione vergognosa, vogliono dire in cifra assoluta poco più di 15 milioni di italiani su 60 milioni quanti siamo. Ovvero "il fondamento del vivere civile del nostro Stato" (come giustamente è stato definito) sembra interessare solo una minoranza. La Costituzione e i suoi custodi restano la sola ancora di salvezza per chi crede che in Italia sia ancora possibile rianimare "il vivere civile di uno Stato", ultimo baluardo, caduto il quale, nemmeno l'Europa potrà aiutarci. A quel punto si dovrà aspettare un nuovo Risorgimento, una nuova Resistenza e una nuova Costituzione; ma in molti, non ci saremo più. Perdoni questi malinconici pensieri ma l'estate che va morendo è stata, dal punto di vista pubblico, una delle peggiori.
Vittorio Melandri - vimeland@alice.it
Non diamo più peso alle parole di Umberto Bossi quando fa balenare milioni di fucili pronti a far fuoco, non ne diamo alle parole del presidente del Consiglio quando definisce 'inutile formalismo' una Carta alla quale ha giurato fedeltà. È puro folclore, dicono, tanto la parola fucile non spara. Non è così: una democrazia vive anche di parole, di atti formali, di contrappesi, di equilibri.
Ci siamo lentamente abituati al peggio, scivolando al livello infimo che abbiamo visto nei furibondi litigi di questa estate. Intendiamoci: anche i litigi fanno parte della democrazia. Ricordo litigi accaniti (addirittura risse) sulla Legge-truffa del 1953, sull'ingresso dell'Italia nella Nato, sui missili nucleari, sulla riforma della scuola, sul divorzio.
Litigi, contrapposizioni, differenti visioni delle opportunità e degli obblighi. Però non insulti alle persone,non insinuazioni sulla loro vita privata. Tanto meno ricatti: se voi parlate di questa casa qua, noi tiriamo fuori quella casa là. Mi ha scritto Gaetano Cusumano da Agrigento (tanocusumano@libero.it): «Provo imbarazzo e vergogna, a vivere in un Paese dove l'aggressione è diventata la regola del gioco. La chiamano lotta politica, ma è solo agire mafioso, e lo di ce uno che vive in una città del profondo sud, dove l'agire mafioso si può respirare nell'aria». Tra pochi giorni l'estate finisce, sarà migliore l'autunno?
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