Lettera - La lentezza della giustizia danneggia i carcerati

Sono le 9,15 del 24 settembre, sto ascoltando Radio radicale che dà la notizia della 46esimo suicida nelle carceri italiane dall'inizio del corrente anno. Vittima un giovane in attesa di giudizio. Il suicidio è l'espressione più grave della malattia depressiva. Nella mia lunga carriera di medico ospedaliero, posso affermare che alla base di questo terribile evento vi è il crollo della fiducia negli altri ed in se stessi con la visione di essere entrati in un tunnel senza via di uscita.
La depressione è una malattia vera, sottovalutata anche da colleghi medici. Vale la pena di chiederci perché la malattia depressiva sia così diffusa nelle carceri. Molti sono i fattori, vuoi il fatto di trovarsi privi di libertà, vuoi fattori ambientali, ma fatto fondamentale è la lentezza delle decisioni di giudizio. Non voglio attribuire tutte le colpe ai giudici, ma che il sistema giustizia in Italia vada riformato è di una tale priorità che rasenta l'omissione grave se sarà ancora una volta accantonato. I processi sono troppo lunghi, molte situazioni dovrebbero essere snellite nelle procedure, anche gli avvocati hanno la loro responsabilità. Tutti siamo responsabili.
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