Lettera - Dietro le sbarre

Dalla Rassegna stampa

 

Ho letto che i politici radicali anche quest'anno andranno in visita, a ferragosto, nelle carceri, comunque sempre più affollate di detenuti che chiaramente sono dentro perché avranno commesso qualche marachella, non certo per avere magari pregato in zona proibita o quant'altro. Ma i radicali anziché fare visita in quei luoghi, non farebbero un'azione ben più nobile e onorevole (da deputati e senatori) ad andare a rendere omaggio ai familiari delle vittime di quelli che vogliono incontrare in carcere?
Armando Ardensi email
 
Il bello della democrazia è che la pluralità di voci e di rappresentanza da essa assicurata consente di dare visibilità, magari minima, a segmenti di società che altrimenti ne resterebbero completamente privi. I detenuti ne sono un esempio: del resto, da ben prima che lo facesse Pannella, "visitare i carcerati" è uno dei precetti della carità cristiana. Non dimentichiamo che, tra i detenuti, molti non sono stati condannati definitivamente; e che diversi di loro saranno anche riconosciuti innocenti. Ma anche per gli autentici delinquenti, la nostra civiltà giuridica impone che l'espiazione della pena non assuma forme degradanti. Credo che questo vogliano verificare i radicali (e quanti oggi li accompagneranno). E non mi sembra che il loro impegno manchi di rispetto nei confronti delle vittime dei reati: se mai, queste dovrebbero essere garantite non con visite di circostanza ma con un quotidiano impegno per una giustizia, civile e penale, che risulti credibile, rapida e capace di autentica deterrenza. Così non è; e non certo per colpa dei radicali. A loro, buona visita. A tutti, buon Ferragosto.

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