Lettera - Il deficit liberale che si sente nel paese e nel Pd

Dalla Rassegna stampa

Cara Europa, sono sempre molto contento di leggere gli interventi di esponenti del mondo laico e libertario. Essi in genere non hanno un carattere "di nicchia" e si offrono alla discussione pubblica. Ne è un esempio l'ultimo, quello di Maria Antonietta Farina Coscioni. La nota di Giuseppe Rippa di sabato scorso, però, va oltre e dà un po' il senso di tali contributi, ponendo la questione fondamentale per l'Italia e per il centrosinistra: quella liberale. Da anni, ormai, in molti si affannano a dichiararsi liberalsocialisti, cattolici liberali, liberalconservatori e così via. E ciò rende ancora più stridente il contrasto con la realtà, con il deficit liberale della cultura di tutti i principali soggetti dell'agone politico. Liberalismo, lo sappiamo, è soprattutto un metodo, un modo di approcciarsi alle cose. Uno stile, però, che non riusciamo a fare autenticamente nostro. Rippa ricordava che la Dc è stata la forza egemone dell'area di governo, il Pci dell'opposizione. Ebbene: né il paese né il Pd riescono ancora a sottrarsi appieno a tale morsa.
Danilo Di Matteo Chieti

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