Lettera - La deberlusconizzazione dei deberlusconizzatori e il vero vincitore di Waterloo

Al direttore - Morto il cavallo Hickstead. Un altro senatore in meno.
Maurizio Crippa
Al direttore - La crisi della zona euro vista dall'Italia si potrebbe riassumere: speriamo che Berlusconi riesca a far sprofondare l'Italia. Sapevamo che in una short list di difetti autarchici come il conformismo, centrale è sempre stato l'opposto dello chauvinismo, un modo assai greve di cospargersi di fango e sguazzarci dentro. Questo è un passaggio fondamentale che si vorrebbe utile come ultima spallata all'esecutivo che gli italiani hanno avuto l'ardire di eleggere: il governo Berlusconi. Si utilizza l'utilizzabile, non si butta niente. Fino alla penultima lettura la tempesta speculativa si concentrava sul debito sovrano (sic). ora il peccato originale è la "credibilità".
Il tutto sapientemente condito con suspense sul disagio messo per iscritto da una dirty dozen di parlamentari della maggioranza: eutanasia annunciata di un esecutivo a Montecitorio. Non posso dire, come vorrei, "non ci sto". Verrebbe subito a mente un altro momento drammatico e confuso per il nostro paese, la fine della politica e un governo di tecnici alle porte: il 1993. Dobbiamo a questa consapevolezza, ma soprattutto alla urgenza di testimoniare l'interesse nazionale ciò che semplicemente dico: io ci sarò.
Margherita Boniver
Al direttore - Nella vita ho dato il voto al partito liberale, a Pannella, a Craxi e ora a Berlusconi. Come vede non ho un'idea unica e ottusa della politica, ma seguo chi secondo me insegue e persegue idee di rinnovamento e cambiamento (o perlomeno ci prova o ci fa credere di provarci). Mi spiega perché chi dovrebbe essere più preparato di me non riesce a capire che comportandosi come sta facendo l'opposizione andremo a carte e 48? Come possono permettersi di chiedere con un'arroganza ripugnante che chi è stato votato dalla maggioranza degli italiani si ritiri dalla scena?
Nadia Mazzei
Al direttore - La deberlusconizzazione deberlusconizzerà i deberlusconizzatori?
Ezio Biglieri
Al direttore - Dall'incontro fra Bersani e Pannella ognuno ipotizza i comportamenti parlamentari che desidera. Si presume anche di prescindere dalla propria avarizia di sostegni all'amnistia. I radicali, dovunque collocati, non amano sentirsi votati ad obbedir tacendo e le strategie militari non si addicono alle vicende parlamentari. Quando a Waterloo quel pomeriggio, dietro alla collina dalla quale si attendevano gli uomini di Grouchy si profilarono i prussiani di Bliicker, l'esito della battaglia parve segnato: ai francesi non rimaneva che far quadrato attorno al proprio onore di soldati. Il che poi, secondo Victor Hugo, avrebbe contribuito a fare del generale Cambronne il vero vincitore di Waterloo per aver detto "merde" al momento giusto.
Del proprio onore di parlamentari, invece, sono legittime le più diverse interpretazioni. Pannella forse vuole troppo bene a Berlusconi per ritenerlo Napoleone e per atteggiarsene a Cambronne. Tanto più che il vero Cambronne a Waterloo non morì affatto, venne nominato visconte da Luigi XVIII, sposò nel 1819 una nobildonna inglese e nel 1830 le giurò di non aver mai pronunciato quella famosa parola in quella circostanza: difficile immaginare una vita altrettanto lontana da quella del vero Pannella...
Luigi Compagna
Al direttore - C'erano una volta i Pera, i Biondi, gli Urbani, i Vertone, i Colletti, i Rebuffa, i Martino, i Bonino, i Fisichella e c'era una visione di un futuro ultragenerazionale. La loro uscita dalla scena ha segnato la morte di una missione ambiziosa. Adesso c'è un viavai di furbetti e tatticisti impegnati in lotte indecenti e incapaci di prospettare vecchi, ma questa volta credibili, entusiasmi democratici.
Giorgio Abbo
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