Lettera - La Costituzione ci dà il referendum, governo e Rai ce lo tolgono

Cara Europa, sento dire che al concertone del 1 maggio, diffuso dalla Rai, la medesima ha imposto a tutti gli artisti di non fare alcun riferimento ai referendum del 12-13 giugno contro il nucleare, la privatizzazione dell'acqua e il "legittimo impedimento" del premier a intervenire nelle udienze dei suoi processi. Una simile notizia, che coinvolge le responsabilità del governo (azionista di maggioranza della Rai) del parlamento che ha la sua brava e silente Commissione di vigilanza, del Consiglio d'amministrazione della stessa Rai, dei sindacati dei giornalisti Rai e non Rai, avrebbe dovuto essere una bomba per l'informazione. Qui infatti si sta impedendo agli italiani di essere informati e, quindi, di esercitare il loro diritto costituzionale di votare. Siamo al Sudamerica. Ma il Colle, l'opposizione parlamentare, i giornali ancora liberi dal governo, se ne accorgono o no? O dobbiamo stare tutti buoni e zitti per fare la guerra alla Libia, di cui nessun italiano ha capito le ragioni?
Carlo Casalini, Roma
Forse l'unica ragione che non abbiamo capito, caro Casalini, è perché la guerra s'è fatta oggi e
non sei mesi fa, un anno, due, dieci anni fa. Gheddafi non era lo stesso di oggi? Non se n'erano
accorti Francia, Inghilterra, Usa e paesi coaudatari? In ogni caso, non credo che il "tutti zitti e
in riga" per la Libia c'entri qualcosa con la mordacchia all'informazione pubblica radiotelevisiva
sui referendum. Sappiamo che Berlusconi li teme come la peste, specie quello sull'abrogazione
del legittimo impedimento; e sta facendo ogni turpitudine legislativa, con la piena complicità
del parlamento, per evitarli. Modifica la legge sulle centrali nucleari, impugnata dai referendari,
salvo annunciare dieci giorni dopo che al nucleare torneremo fra sei mesi, appena passata la paura del voto. La stessa operazione, cioè la modifica della legge impugnata, farebbero per l'acqua: e anche qui dovremo poi aspettarci un ritorno alla sostanza della legge impugnata, sottratta con la modifica al voto popolare. In queste condizioni, a molti potrebbe passare la voglia di votare "solo" per il terzo referendum, e il Cavaliere sarebbe salvo.
Ma questo rientra nei giochi sporchi della politica, e ne abbiamo visti infiniti: al punto che Pannella, che non si rassegna a ritenerli consustanziali a ogni bassa politica (che è poi la politica abituale) dice che l'Italia, con la complicità di alcune alte istituzioni, non è mai stata una vera democrazia, dopo la caduta del fascismo. Può darsi che sia l'esasperazione a spingere Pannella (auguri per i tuoi 81, Marco) a dire queste cose: ma lui paga personalmente, con digiuni e fatiche che nessuno di noi fa. In ogni caso, anche senza esprimerci con la sua durezza, è vero che i referendum sono la quarta scheda della nostra democrazia: quella politica, quella amministrativa, quella europea e, appunto, quella referendaria. Governo e maggioranza continuano oggi a strappare di mano all'elettore la quarta scheda, quella referendaria, dopo avergli lasciato un pugno di cenere della prima, quando l'elezione dei parlamentari è stata sostituita con la nomina dei medesimi da parte dei partiti: come già aveva fatto Mussolini, con una Camera di tutti fascisti nominati direttamente dal capo del fascismo.
La Costituzione è a pezzi e nessuno urla, come un Masaryk o un Jan Palach. Naturalmente, c'è anche chi si muove nel paese, oltre ai radicali, c'è Bersani, c'è Di Pietro, ci sono i giornali (piccoli) del centrosinistra, della sinistra, degli ambientalisti, c'è Celentano, c'è Articolo 21 che proprio ieri ha manifestato davanti alla Commissione parlamentare di vigilanza, dove ha consegnato al presidente Zavoli 50 mila firme per restituire la Rai agli italiani. C'è la rete, dove uomini e donne, soprattutto giovani, come nella primavera araba, continuano a scrivere lettere di fuoco per riavere la quarta scheda, che è stata loro rubata dal palazzo. Spero che si continui, che si porti la contestazione nei comuni dove abitano i latitanti della camera, del senato, del Cda Rai, dei partiti e dei sindacati silenziosi e complici. La forza di codesti latitanti, che ci tolgono i diritti della Costituzione, sta tutta nella nostra cattiva volontà di difenderli.
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