Lettera - Per classe e dirittura Emma Bonino presidente

Nel 1999 i radicali, proponendo una scelta di qualità, avevano candidato Emma Bonino alla massima carica dello Stato. Per simpatia, pur sapendo l'inutilità del gesto, avevo mandato alla Bonino a Bruxelles un assegno da centomila lire per la sua campagna elettorale. Dopo un paio di giorni, nonostante l'enorme impegno della nostra rappresentante per i guai che gli italiani stavano provocando rubandosi gli aiuti in Albania, la Bonino mi raggiungeva per telefono in ufficio, scusandosi per dover rimandarmi indietro l'assegno, non potendolo accettare, e segnalandomi la commissione a cui potevo inviare la cifra. Dopo alcuni giorni mi arrivò la raccomandata con il mio assegno che poi inviai al comitato indicato. Il testo dice: «Caro Alessandro, La ringrazio della sua lettera. Come le abbiamo spiegato per telefono la campagna per sostenere la mia eventuale candidatura è stata lanciata autonomamente da un gruppo di cittadini che si sono riuniti in comitato. La prego quindi di rivolgersi a tale comitato per qualsiasi adesione o contributo». Che classe, che dirittura, anche formale! E si osa contrapporre la Bindi alla Bonino? Sarebbe la prima volta che potrebbe venir finalmente eletta a rappresentarci, in modo degno, una personalità in virtù del prestigio di cui già gode in campo internazionale e non per infimi giochetti di scadente politica.
Alessandro Finzi
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