Lettera - La Cina è vicina ma sono in pochi ad occuparsene

Dalla Rassegna stampa

Gentile direttore, grazie per questo bel Lunedì dedicato alle Pmi che di solito leggo sul mio iPad, regalo di mia figlia per le missioni all’estero. Oggi sono a Pechino per un’importante commessa. Leggo i giornali italiani, poi vado a negoziare con i cinesi - la nostra diplomazia guidata dall’ambasciatore Sessa fa quel che può. Che distanza, caro Riotta, tra la potenza di Pechino che va in Africa, compra il debito greco, baccaglia col presidente Obama sullo yuandollaro e l’Italia. Da noi a leggere i giornali e guardare la tv sembra che il problema siano le magliette Made in China come negli anni 70. Questi domineranno presto le tecnologie e la difesa! Grazie perché il Sole del Lunedì si sgola a ripeterlo, ma la politica e noi stessi imprenditori quando ascolteremo?
Lettera firmata
Pechino
 
Caro amico, presto. La politica, europea e non solo, come l’economia hanno finalmente compreso il peso e l’importanza della Cina. Ma non rinunciano a un filo di colonialismo mentale, i cinesi come concorrenti di bassa gamma. Bubbole. Legga il libro di Kaplan sulla frizione già in corso nell’Oceano Indiano, dove cinesi e occidentali cominciano a fronteggiarsi sulla rotta del petrolio, già costellata di pirati somali. È una Cina grande potenza in un continente che, come ha ricordato il professor Kishore Mahbubani alla Bocconi e nell’intervista con il nostro Rocca, prospera ma non ha dimenticato i modi e i tempi possibili della guerra, vedi Coree e corsa atomica di Iran e Corea del Nord. Le pare che siano temi di attualità da noi? No. Meglio le beghe tv, gli scandali du jour, le solite fesserie che ci logorano. Il mondo ci aspetta paziente e inesorabile. Imprese e paesi che si saranno attrezzate si salveranno, chi ha perso tempo nel passato no. Il Sole parlerà a chi ascolta come lei e la ringrazio.

© 2010 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK