Lettera - Casa di cura Polverini

Caro Colombo, le storie si incrociano e si inseguono: negli ospedali romani il pronto soccorso sta diventando inagibile. Malati gravi e anziani aspettano in barella. La barella blocca l'ambulanza che non arriva o arriva tardi (come si è visto nel caso Sposini) o si noleggia una barella privata, che non conosce la strada e la procedura. Ma sembra (il privato) il fine di tutto, la spiegazione del mistero. È così?
Severino
Il riferimento di questa lettera è la narrazione di uno scandalo: lo smantellamento del sistema sanitario pubblico di Roma. È un buon esempio per tutto il Paese. Due cose vanno dette subito: la prima è che l'iniziatore della devastazione romana non è una disorientata governatrice incapace di capire le conseguenze di ciò che sta facendo, e molto rapida nel dare risposte a caso. Chi ha cominciato, con incredibile incoscienza, a rovinare ciò che a Roma funzionava è stato l'ex presidente della Regione Lazio e uomo di punta del centrosinistra, Marrazzo. La sua triste vicenda personale forse contiene una spiegazione, forse no, ma ha fatto da copertura. È giusto non parlare più di lui e dei ricatti che deve avere patito. Ma è ingiusto non poter ancora sapere la verità su un delitto come la chiusura improvvisa dell'ospedale San Giacomo (unico ospedale pubblico nel centro storico di Roma, ma unico anche per la qualità di alcuni reparti e prestazioni). Quando è toccato a lei, la Polverini si è messa di impegno a studiare dove e come arrecare danno. Per esempio, quando era stato chiuso il San Giacomo (2009) era stato detto e ripetuto che, a due passi, c'era l'ospedale Santo Spirito che avrebbe provveduto a tutto. La nuova governatrice ci ha pensato bene e ha subito privato il Santo Spirito di un intero reparto, quello di Neurologia, che è continuamente coinvolto nei primi fondamentali accertamenti di chi giunge senza conoscenza a un pronto soccorso, in emergenze in cui il fattore tempo è essenziale (2011). Intanto, però, era cominciato il taglio dei posti letto, che molti presidenti di regione sembrano considerare il fiore all'occhiello della loro pregevole attività. È vero che ci sono lì, sui rispettivi tavoli, le convenzioni con i privati che alla fine appaiono sempre come la soluzione del problema. È anche vero che, nove su dieci, non sappiamo nulla dei privati in questione, mentre la medicina pubblica, sia universitaria che ospedaliera, ha tanti problemi, tanta politica, ma molto più scrutinio e dibattito pubblico, e perciò ha meno impenetrabili zone d'ombra. Resta il fatto che ora la Polverini sta raccogliendo i frutti dell'azione devastatrice sua e del suo predecessore: i letti mancano, le lettighe ingombrano i corridoi, c'è chi aspetta per giorni un letto, e le ambulanze non ci sono o non arrivano o sono a noleggio. È triste quando si scopre che una grande città come Roma non ha un piano per evitare l'ingombro da suk dei ristoranti e caffè. È più grave quando si tratta di sanità e di ospedali. Tanto più che, in questa storia triste e allarmante, Roma è solo un esempio. La Milano che ha messo, tramite Formigoni, il suo intero servizio sanitario pubblico nelle mani della Compagnia delle Opere e di Comunione e Liberazione, non ci ha mai detto se la macelleria detta "Clinica Santa Rita" (operazioni gravi, remunerative e inutili su pazienti sani) sia uno scandalo unico e isolato. L'ipotesi che non lo sia è tremenda, e forse per questo nessuno vuole sapere chi e perché ha falsificato le firme nei listini elettorali del governatore lombardo (la cui elezione sarebbe dunque illegale). E ogni singola parte politica (televisione d'opposizione inclusa) tratta Formigoni da autorità legittima, e i Radicali, che hanno denunciato e documentato le firme false, come degli ossessionati giustizialisti (i Radicali!). Io che, oltre ai Radicali, difendo i giudici, sto aspettando un atto giudiziario adeguato alla gravità della materia. Potrebbe cambiare tutto.
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