Lettera - Bevilacqua prigioniero di leggi barbariche

Cara Europa, qui a Parma Alberto Bevilacqua, più che una presenza fisica quotidiana, è un ricordo amato. Da decenni vive a Roma, e nella nostra e sua città lo vediamo poco, o le poche volte che appare in televisione, come l’incontro della scorsa primavera con Fabio Fazio a Che tempo che fa. Ora, da qualche giorno, vediamo la sua immagine in pagine di grandi giornali che si occupano di lui: uomo malato, 78 anni, senza parenti salvo una sorella che vive a Parma ma con la quale non pare ci siano grandi rapporti, però da tanti anni ha una compagna, l’attrice e scrittrice Michela Macaluso, nella quale ha concentrato tutti i suoi affetti e dalla quale è ricambiato. Alla clinica romana Villa Mafalda, dov’è ricoverato, si oppongono al suo trasferimento in una struttura pubblica, perché la Macaluso non è autorizzata a dare il consenso, e la sorella non vuole darlo. Ma in quale tribù islamica o stregonesca viviamo? Scusate lo pseudonimo.
X.Y. Parma
Gentile signora, comprendiamo lo pseudonimo e lo sdegno. Lei tocca una questione essenziale del nostro paese, l’adeguamento della nostra legge laica alle civiltà progredite in tema di diritti civili. Il caso Eluana, il testamento biologico, di cui pure si è scritto, non ci sembra abbiano a che fare col caso Bevilacqua, che riguarda cose molto più semplici: i diritti e i doveri delle coppie di fatto, che per due volte i governi Prodi e i ministri Turco e Bindi hanno cercato di risolvere, sempre affondati da deputati cattolici anche di sinistra, piegati al bacio della sacra pantofola ma indifferenti ai dolori e ai bisogni della vita reale e delle persone reali.
Qui, nel caso di Bevilacqua, si aggiunge anche il costo della degenza in clinica, che pare superi i tremila euro al giorno. E lo scrittore è ricoverato da tre mesi, faccia lei i conti. In più, il virus che si è inserito nella malattia cardiaca sembra abbia indebolito l’autocoscienza dello scrittore, una pena supplementare e assolutamente incredibile per chi ha indagato nella propria e nelle altrui coscienze per tutta la vita. Ora bisogna che i giudici, a cui la compagna Macaluso si è rivolta, e che hanno fatto sequestrare la documentazione presso la clinica e aperto un fascicolo con ipotesi di reati a carico di medici e direzione sanitaria, si affrettino a riempire il vuoto normativo delle nostre leggi, che è anche l’unico modo per spezzare la complicità di parlamentari e sanitari. Ai quali sta bene, evidentemente, il livello africano della nostra etica e del nostro diritto.
Ecco, in concreto, cosa significa la battaglia per i diritti civili, di cui i partiti non parlano più, perché le gerarchie non vogliono e i politici hanno paura di perdere voti. Senza dire degli inopportuni oltranzismi sui “matrimoni gay”, che alla maggioranza degli italiani non interessano, ma giovano ai nemici delle riforme per bloccare tutto: a cominciare dal semplice registro delle coppie di fatto e dalla possibilità di riconoscere agli uomini e alle donne che convivono, magari con amore ma senza matrimonio formale, un minimo di diritti, e non solo in casi estremi come questo.
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