Lettera - Bersani Monti Bonino, tridente per l’Italia nuova

Cara Europa, Monti ha detto che al Quirinale vedrebbe volentieri una donna, Emma Bonino, ma il suo candidato resta Napolitano. Tuttavia Napolitano ha già detto più volte che la sua funzione al vertice dello stato termina con lo scadere del settennato; e penso che, per quanto ce ne dispiacerà, manterrà questa sua convinzione. Mi chiedo dunque come potrà organizzarsi il nuovo vertice dello stato, visto anche che lo stesso Monti ha smentito, dopo un’incauta affermazione, smentita grazie a voi di “Europa”, attribuita alla Merkel sul conto di Bersani premier (il quale, detto fra parentesi) per arrivare a Palazzo Chigi non ha bisogno di imprimatur clericali o tedeschi. Quanto a Monti, la sua funzione di leader dell’Europa in Italia e di garante dell’Italia in l’Europa mi sembra irrinunciabile.
Aldo Laterzi, Milano
Caro Laterzi, anche il mio candidato al Quirinale è Napolitano. Non faccio parte della canea che eleva a principi di civiltà politica l’età e il numero delle legislature, invece che la cultura, la morale personale e pubblica, l’esperienza istituzionale delle donne e degli uomini impegnati nella più nobile delle funzioni, come Aristotele definiva la politica: intesa come servizio dei concittadini, della polis, e di disinteresse personale. Ora i nomi che lei fa, e che faccio anch’io, Napolitano, Bersani, Bonino, Monti, sono fra quelli che più rispondono alle condizioni aristoteliche del buon politico e della buona politica. Credo che Napolitano, se insisterà nel voler passare il testimone al Quirinale, continuerà a servire il paese dal suo seggio di senatore di diritto, seggio che va difeso contro la volgarità forzista-leghista: quella che tormentò i senatori di diritto e a vita ai quali, come mandria imbufalita, berlusconiani e bossiani cercarono di negare il diritto di voto sulla fiducia al governo Prodi. Per aver votato secondo coscienza e costituzione, qualcuno della mandria ha dato della “vecchia puttana” a Rita Levi Montalcini. Stiamo ancora aspettando che a Stoccolma gli conferiscano il Nobel dell’impostura nazionale. Fra qualche mese, se Napolitano non accetterà almeno una proroga, che ci farebbe felici, bisognerà dunque decidere per il nuovo inquilino del Quirinale. Per me, se fosse Emma Bonino, gli italiani vincerebbero una quaterna: per la sua grande esperienza nazionale e internazionale, per la capacità di restare super partes nelle istituzioni, per la sua cultura laica e antidogmatica, per essere la prima donna capo dello stato. Una Bonino altrettanto libera dalle ultime confusioni radicali quanto Monti e Casini dovranno esserlo dai loro catto-talebani, il cui posto naturale è nell’estremismo forza-leghista-fascista. Con Emma al Quirinale, Bersani a Palazzo Chigi, Monti per ora superministro dell’economia (non esiste altra politica economico-finanziaria fuori della sua, naturalmente corretta dalle ragioni del welfare tradizionale e del nuovo da costruire) e domani presidente della Commissione europea, rivivrebbe, in chiave neocostituente, il patto dialettico e costruttivo fra le tre culture nazionali: quella liberale (Bonino), quella socialdemocratica (Bersani) e quella cattolico-democratica (Monti). Le forze che scrissero la costituzione repubblicana e che oggi possono fondare una rinnovata democrazia. Fuori di esse, non esistono culture, ma urla, affari o fantasie nostalgiche, la zavorra che manda a fondo il paese.
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