Lettera - Aspettando che torni Caligola per fare senatore il suo cavallo

Caro Michele Serra, ogni giorno che passa mi sembra di assistere a una rivisitazione moderna della decadenza e conseguente disgregazione dell’antico Impero romano. Lo stile di vita dei governanti è abbastanza simile, manca forse all’appello la nomina a senatore di un equino (meglio un suino?) e qualcuno che suoni uno strumento mentre tutto brucia. C’è comunque una differenza non da poco: dell’Impero romano conserviamo, non sappiamo ancora per quanto (vedi Pompei), i resti di opere che ancora oggi nel mondo suscitano stupore e ammirazione. Noi oggi cosa lasceremo ai nostri discendenti, se mai ce ne saranno? Cosa siamo riusciti a fare di significativo, di cui andare fieri a testimonianza della nostra epoca? Milano 2? Gli studi Mediaset? La casa televisiva del Grande Fratello? E che altro?
Stefano Capitani mail
La percezione della decadenza non è solo sua, caro Capitani. Ma - anche per non scaricare il nostro malumore e la nostra stanchezza sulle spalle dei giovani - va aggiunto che ogni decadenza porta in seno grandi mutamenti, e spiana la strada a nuove civiltà. Stando al suo gioco, immaginiamo che gli asiatici o gli arabi o gli africani (popoli la cui età media è la metà della nostra) si aggirino, in un futuro prossimo, tra le nostre rovine. Intanto: avranno ancora quel vigore barbarico che la storia ha fin qui attribuito ai popoli in ascesa, o grazie alla nostra potenza mediatica saremo riusciti nel frattempo a rammollirli, insomma a renderli partecipi della nostra decadenza? Occupando manu militari Milano 2, le orde barbariche spargeranno sale sopra le macerie oppure la abiteranno entusiasti, non vedendo l’ora di usare il videocitofono e di lanciare il pan secco alle ochette del laghetto? E ai concorrenti del Grande Fratello, intimeranno dieci anni di lavoro forzato o li adotteranno come mascotte o pupilli? Temo che anche i barbari non siano più quelli di una volta. Nel mondo globalizzato i costumi, i consumi, i sistemi culturali si contaminano e si confondono, e a parte qualche pastore d’altura, qualche jihadista afgano alla macchia nelle caverne, qualche nomade artico, più o meno tutti desideriamo le stesse cose. Nei film coreani i quartieri residenziali assomigliano molto ai nostri sobborghi piccolo-borghesi. E quando le nostre attricette televisive si truccano pesante, sono perfette per un provino a Bollywood. Ci tocca decadere, dunque, tutti insieme, e tutti insieme risorgere.
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