Lettera - Anche il silenzio uccide la democrazia

Dalla Rassegna stampa

Caro direttore, nell’edizione di ieri un suo lettore si interrogava sulla possibilità che dai Radicali venissero di nuovo idee per mobilitare il Paese su lotte di civiltà che affrontino i problemi cruciali del nostro tempo.
 
 Proverò a dare alcune risposte, ma prima ancora pongo io una domanda: se quelle idee ci fossero, anche venendo da altri da noi, potrebbero essere conosciute, giudicate, fatte proprie dagli italiani? E soprattutto, quale possibilità di vittoria avrebbero nel vuoto di democrazia esistente?
 
 Prendiamo lo strumento che più di altri ha rappresentato la spinta decisiva per le principali riforme avutesi in Italia, il referendum. Decenni di tradimenti del voto popolare - penso al finanziamento dei partiti, abrogato a furor di popolo e reintrodotto di notte dalle Commissioni parlamentari - insieme ai veri e propri golpe operati dalla Corte costituzionale e ai sabotaggi istituzionali per impedire il quorum, hanno negato ai cittadini la seconda scheda che la Costituzione aveva riconosciuto loro. Le stesse elezioni sono ridotte ad una farsa di regime, tra procedure di accesso fuorilegge - come abbiamo dimostrato, da ultimo, con il caso delle firme false di "Firmigoni" in Lombardia -, barriere insuperabili per chi è estraneo al recinto partitocratico, falsificazione del confronto politico e corruzione del dibattito pubblico.
 
 Sarebbe dunque illusorio pensare di poter rispondere alle grandi questioni economiche e sociali del nostro tempo prescindendo da quel processo di distruzione dello Stato di diritto che ha ridotto la Costituzione a carta straccia.
 
 Affrontare la crisi delle democrazie moderne, di cui l’Italia rappresenta forse la frontiera più avanzata, è la vera sfida della nostra epoca. Nella consapevolezza che i diritti umani, tra cui quello individuale alla democrazia, trovano negli Stati nazionali i più acerrimi nemici, dal 17-20 febbraio si terrà il Congresso del Partito Radicale. Da lì possono partire battaglie di civiltà ancor più ambiziose e necessarie di quelle del passato evocato dal lettore.
 
 Quanto poi ai temi specifici sui quali ci chiama in causa, dall’iniquità fiscale alla criminalità organizzata, dalla riforma dello Stato alla precarietà lavorativa e pensionistica delle giovani generazioni, si tratta proprio di alcuni degli argomenti sottratti alla conoscenza e al dibattito dell’opinione pubblica. Prima ancora di proporre le nostre idee - eccome se ne abbiamo! - è urgente conquistare il diritto dei cittadini a conoscere. Nella speranza che, questa volta, siano loro stessi a rivendicarlo, ad esempio mobilitandosi insieme a noi per scuotere le nostre moribonde istituzioni attraverso le denunce collettive e agli altri strumenti che metteremo a disposizione di tutti nei prossimi giorni.

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