L'emozione del Papa, in ginocchio per la Sindone

Dalla Rassegna stampa

 

Cinque minuti in ginocchio, in un silenzio irreale, davanti alla Sindone. Basta questo per toccare il cuore dei torinesi, tanti, più di cinquantamila, accorsi prima in Piazza San Carlo, poi nel Duomo, per accogliere il Papa in visita alla città.
Joseph Ratzinger in passato era già stato qui. Ma ieri, come Benedetto XVI, ha provato un’altra emozione. «Questo è per me un momento molto atteso - ha detto rivolto ai fedeli - in un’altra occasione
mi sono trovato davanti alla sacra Sindone. Ma questa volta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria icona». Mai parla di reliquia, il Papa. Ma di «sacro telo», di «icona scritta col sangue, sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro». Traccia, dunque, che parla «di vita». Perché «questo -spiega Benedetto - è il potere della Sindone: dal volto di questo "Uomo dei dolori" che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo promana una solenne maestà». La Sindone allora come
simbolo del Sabato santo. «Dopo le due guerre mondiali dice il Pontefice - iLager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata un Sabato Santo». E la Sindone il simbolo di "un’umanità oscurata dalle guerre". Dove «il nascondimento di Dio -spiega- fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo».
Sono solo 10 ore, quelle trascorse dal Papa in una Torino sempre piovosa. Ma intense e piene di momenti importanti. Al mattino dopo il saluto di Sergio Chiamparino («Torino città di santi sociali come Giovanni Bosco e il beato Frassati, città che anche in momenti difficili sa accogliere e integrare», dice il sindaco, al quale il neo governatore del Piemonte, Roberto Cota, replica che «sull’accoglienza siamo tutti
d’accordo, magari bisogna riflettere come deve essere fatta»), Benedetto XVI parla di disoccupazione. «So che anche a Torino non mancano difficoltà, problemi, sottolinea il Pontefice - penso a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza di lavoro» . Nel pomeriggio sferza poi i giovani con dolcezza. E proprio citando Piergiorgio Frascati li esorta: «Abbiate il coraggio di scegliere ciò che è essenziale nella vita. "Vivete e non vivacchiate"».
Una cinquantina di persone hanno accolto l’invito della Rete "No Sindone" a manifestare pacificamente. E i radicali hanno fatto un sit-in ricordando «Torino culla italiana della dottrina liberale che sancisce la totale separazione tra Stato e Chiesa». Così, mentre i fedeli bianconeri si assiepavano davanti al negozio ufficiale della Juventus dove campeggiava una maglia con la scritta "Benedetto16", il Pontefice accoglieva in Arcivescovado il presidente della Fiat, John Elkann, e tra gli altri invitati, il presidente di Mediobanca, Gabriele Galateri di Genola, e i principi Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto di Savoia. Prima di ripartire per Roma, sosta al Cottolengo. «Non sentitevi estranei al destino del mondo - ha detto il Papa accarezzando i malati - ma sentitevi tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio va formando giorno per giorno».

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