L'elemosina di Monti

Dalla Rassegna stampa

Il vecchio rito dello sciopero si è consumato implacabile, ma questa volta senza forza né entusiasmo. Il motivo è semplice: al sindacato rosso manca il nemico, perché né Monti, né lo spread, né l'Europa possono essere nemici della sinistra. La storia a volte riserva brutti scherzi. A furia di coltivare l'antiberlusconismo i compagni si sono trovati alleati e sostenitori dei loro nemici storici, quelli di classe: le banche, la grande finanza, i tecnocrati. Dopo aver urlato per anni che il Paese in mano al centro destra era allo sfascio, ora non possono tirarsi indietro nel pagare il conto. Sindacati e sinistra sono rimasti prigionieri della loro demagogia, del loro non essere stati capaci di essere alternativa credibile.

Per adeguarsi al nuovo stile imperante, la risposta sindacale di ieri alla manovra Monti è quindi stata sobria. Niente cortei oceanici, nessun mega-comizio. Certo, un po' di casino e parole d'ordine scontate. Ma dall'equivoco di fondo la signora Camusso non sfugge. Se la manovra deve essere rigorosa non può esserci trippa per gatti. Quindi? Quindi si può protestare ma non troppo, stando attenti a non scoprire troppo il fianco a quel Pd che in Parlamento dovrà alzare la mano e votare, su ordine di Napolitano, qualsiasi schiaffo a lavoratori e pensionati.

Monti incassa il suo primo sciopero, ma per lui è come bere un bicchiere d'acqua. Non è stato eletto, il Parlamento è obbligato a votare le su e leggi, è più sensibile alle richieste delle agenzie di rating che non a quelle sindacali. E siccome nella vita è meglio non stravincere, il premier sta per concedere la sua elemosina a partiti e parti sociali: sarà un po' alzato il tetto delle pensioni che subiranno il taglio degli adeguamenti, ci sarà un piccolo scalino per i primi lavoratori (classe '52) che dovranno posticipare la pensione, l'Ici potrebbe essere meno severa con i possessori di prima e unica casa.

Poca roba, ma sufficiente a far dire alla sinistra: Monti ci ha ascoltato perché è uno di noi. E ai sindacati: visto compagni, andare in piazza è servito. Non è vero, ma pazienza. Bersani e Letta si accontentano dell'elemosina che i banchieri avevano già deciso di elargire.

La Borsa molto meno. Ieri, trentesimo giorno dell'era Monti, è arrivata una botta del 4 per cento e lo spread è risalito. Sì, c'è una piazza che preoccupa, ma è Piazza Affari. E sicuramente non la si placa aumentando le tasse e introducendo il regime di polizia fiscale.

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