Le leggi che uccidono

Dalla Rassegna stampa

 

Ha infilato la testa nel cappio,è salito su una scarpiera e si è lasciato cadere morendo sul colpo. Aveva 17 anni. Si è toltola vita dopo aver trascorso 3 mesi in carcere. Per un tentato furto. Ha atteso il momento del suo turno per la doccia, è entrato in bagno con un lenzuolo e dopo averlo reso viscido con del sapone lo ha legato alle sbarre della finestra, portando a termine il piano suicida. È successo martedì nel penitenziario minorile Meucci di Firenze. Il giovane condivideva la cella con altri3 detenuti, sono stati loro a dare l’allarme. Veniva dal Marocco, tra qualche giorno avrebbe compiuto18 anni. Era stato arrestato in provincia di Lucca il 3 agosto con l’accusa di tentato furto e il giorno dopo era arrivato all’istituto di via Orti Oricellari. Era in attesa di giudizio,di un processo che lo avrebbe senza dubbio scarcerato. «Se non fosse per l’ultimo Pacchetto sicurezza non sarebbe finito in carcere- spiega Giuliano Pisapia, già presidente del Comitato scientifico della Camera penale di Milano -. Nella logica del processo penale minorile,non era infatti prevista, per reati minori, neanche la possibilità della custodia cautelare in carcere». Secondo i primi accertamenti il giovane doveva essere guardato a vista perché soffriva di alcuni disturbi psichici. «Tutelare i minori e salvaguardarne la formazione nell’intero percorso di crescita fisica,psicologica e intellettuale è un fondamentale investimento sul futuro,ed è compito imprescindibile dello Stato e delle sue istituzioni far sì che tutti i soggetti impegnati in questo difficile compito, possano esercitarlo nelle migliori condizioni e con tutte le risorse necessarie» è il monito che è giunto ieri dal presidente della Repubblica Napolitano, nel corso della conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza che si è svolta a Napoli. Il giorno dopo la tragedia. «Il suicidio di un ragazzo in carcere è un evento piuttosto raro – sostiene Pisapia -, negli istituti minorili dovrebbe esserci un rapporto tra educatori e detenuto non solo di controllo, ma anche di assistenza. Evidentemente sta venendo meno». Come il giovane sia riuscito a suicidarsi eludendo la sorveglianza lo chiarirà l’inchiesta aperta dal pm Coletta. «Di fronte a un dramma del genere - continua Pisapia – bisogna chiedersi quali motivi hanno permesso che, per un tentato furto, un minore finisse dietro le sbarre. La custodia in carcere prevede,infatti, la sussistenza di gravi e inderogabili esigenze attinenti alle indagini, ed essendo stato colto sul fatto probabilmente non c’erano. Per quel poco che si sa il giovane lavorava, non era quindi persona dedita a commettere reati. È necessario chiarire perché si trovasse in gabbia. Non si capisce poi perché,data la situazione psicologica,sia stato abbandonato a se stesso. E ancora perché dopo 3 mesi, e per un arresto in flagranza di reato,non si sia arrivati a un processo che avrebbe sicuramente comportato la scarcerazione dell’imputato». Tre domande per riflettere su una situazione intollerabile,sull’ennesimo «delitto»di Stato. Sulle conseguenze nefaste delle norme «partorite in questi anni dall’inciviltà della maggioranza parlamentare». Norme contenute nei pacchetti sicurezza«che dal 2001 ad oggi sono diventati- conclude Pisapia - il lavoro principale dei governi, che anziché risolvere con una modifica sostanziale un codice penale risalente al periodo fascista continuano sulla strada delle norme emergenziali,che non solo indeboliscono la lotta alla criminalità, ma portano,individuando il nemico nei soggetti più deboli, a fatti del genere. Chi non ha contrastato quelle norme deve sentirsi corresponsabile». Perché l’accaduto non passi sottosilenzio, i Radicali hanno depositato ieri una mozione parlamentare sulla situazione delle carceri. E dalla mezzanotte Rita Bernardini,membro della commissione giustizia della Camera dei deputati, ha iniziato lo sciopero della fame:«non c’è bisogno di protesta, ma di proposta - ha detto - per dare uno sbocco - alla rivolta che sentiamo dentro di noi quando le leggi fondamentali dei diritti umani vengono ignorate e calpestate».

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