Le leggi “ad qualcuno”

Nell’anno del signore duemila dieci, proprio a ridosso della ricorrenza del ventritreesimo referendum sulla responsabilità civile dei magistrati (sancita da una valanga di sì e stuprata dalla successiva legge dell’aprile "1988) le soliti menti belle della sinistra, quelle che aborrono le ingiustizie, ricordano - anzi fanno finta di ricordare - che esiste un problemino, ma giusto un dettaglio, chiamato diritto al risarcimento per ingiusta detenzione. Ecco allora, ed è di questi giorni, tutto un fiorire di dichiarazioni a favore di un piano di legge per l’introduzione della retroattività nella legge sulla riparazione da ingiusta detenzione, risalente al 1989 e che, assurdamente, non prevede tale meccanismo. Le adesioni, illustrissime nel Circolo degli Amici delle toghe, sono arrivate a raffica: Nichi Vendola, la deputata PD Paola Concia, Don Tonfo Dell’Olio, responsabile settore internazionale di Libera, il vicepresidente della Camera della scorsa legislatura, Carlo Leoni, Giuliano Pisapia, Katia Bellillo, Paolo Ferrero, Luigi Manconi: potremmo continuare, ma probabilmente il lungo elenco riuscirebbe da solo a dare la misura di quanto pelosa sia l’adesione tanto entusiastica che questi novelli alfieri della Giustizia Giusta hanno prestato riguardo una proposta alla quale - per sacrosanta che sia è stato affidato il compito di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica (peraltro già sufficientemente disattenta di suo) sul vero nocciolo della questione che - era e resta - la responsabilità civile dei magistrati. In primis perché non si comprende la logica del riconoscere un diritto a risarcimento in caso di ingiusta detenzione e negare il medesimo diritto a chi abbia visto la propria vita distrutta, anche se in solo (si fa per dire) sede civile, dal doloso o gravemente colposo comportamento di un magistrato. E poi perché non c’è ragione per non addossare le conseguenze di tale responsabilità al magistrato stesso, che dovrebbe essere chiamato in prima persona a rispondere del proprio operato. Non è un caso che l’unico sostenitore dell’introduzione del meccanismo della retroattività sia la parlamentare radicale Rita Bernardini che, in linea con la battaglia ultraventennale portata avanti dai radicali in materia, sostiene anche le proposte in materia di introduzione di una effettiva responsabilità civile dei magistrati: una precondizione logica, prima ancora che giuridica, che dovrebbe essere dettata dal buon senso e dall’onestà intellettuale prima ancora di reclamare la retroattività delle norme che disciplinano il risarcimento per ingiusta detenzione. E già che ci siamo, questo potrebbe rivelarsi come un buon terreno su cui i futuristi di Gianfranco Fini potrebbero mostrare di che stoffa sono fatti: se davvero rappresentano, almeno in materia di giustizia, la brutta copia del forcaiolismo dipietrista o se invece ritengono che realmente il problema giustizia sia un po’ più complesso di quanto sussunto nelle quattro righe del manifesto di Perugia. Troppo simili alle belle parole con cui si impacchettano i Baci.
© 2010 L’Opinione delle Libertà. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU