Legge sul fine vita è l'ora del voto

Dalla Rassegna stampa

Un percorso lungo più di due anni, quello della legge sul fine vita alla Camera, iniziato quando il testo approvato il 26 marzo 2009 al Senato con 150 sì, 123 no e 3 astensioni fu trasmesso da Palazzo Madama a Montecitorio. La drammatica morte di Eluana Englaro, un mese e mezzo prima, aveva chiarito una volta per tutte la necessità di una legge, ma l'iter del provvedimento doveva affrontare ancora numerose difficoltà, fino all'approvazione da parte della Commissione Affari sociali e all'arrivo in aula, dapprima per la relazione generale, poi per il voto sulle pregiudiziali e da oggi per l'esame dei suoi 9 articoli.

«Sono stati presentati oltre 2.500 emendamenti - spiega il relatore del testo, Domenico Di Virgilio all'Asca -; non mi risulta ci siano dei rinvii, dovremmo arrivare all'approvazione della legge quanto prima». Di Virgilio così riassume i tre «no» che muovono la filosofia della legge: «No all'eutanasia, che, a parte i radicali, non vuole nessuno; "no" all'accanimento terapeutico, perché un medico non deve mai e poi mai farlo; e "no" all'abbandono terapeutico: bisogna tentare il tentabile senza accanirsi».

Il progetto di legge 2350 - che fissa «Disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento», o Dat- presenta alcuni punti qualificanti. Alimentazione e idratazione non sono considerate terapie, ma potranno essere sospese se dovessero risultare non più efficaci o dannose. La legge inoltre non è rivolta solo ai pazienti in stato vegetativo ma anche a chi si trova «nell'incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze». Saranno valide solo le Dat espresse in forma scritta con firma autografa, escludendo quindi video o ricostruzioni postume. Le Dat non saranno vincolanti per il medico, al quale compete la responsabilità di decidere per il bene del paziente. La legge dispone comunque il divieto assoluto di praticare l'eutanasia, anche se richiesta. Ai pazienti in stato vegetativo sarà garantita l'assistenza ospedaliera o domiciliare prevista nei livelli essenziali. Se un paziente non dovesse nominare un fiduciario cui affidare le proprie Dat, i compiti di questo saranno adempiuti dai familiari. Oggi in aula, aggiunge Di Virgilio, «mi aspetto un atteggiamento positivo anche dall'opposizione perché questa legge non è ideologica, ha dei principi di etica non religiosa per chi ama la vita, chi ama il rispetto del paziente e la libertà dei medici che devono agire a favore del cittadino e del malato». Alle critiche nuovamente piovute ieri sul provvedimento da parte dei sostenitori della totale autodeterminazione il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha replicato affermando ieri sera che «qualunque legge sul fine vita alzi una barriera contro l'eutanasia viene accusata di ledere la libertà di scelta individuale. Ma allora si ammetta esplicitamente che si vuole affermare la morte come diritto e come servizio offerto dalla sanità pubblica, annullando il rapporto di fiducia tra medico e paziente e stravolgendo il compito su cui è nato il Servizio sanitario nazionale, cioè la tutela della vita e della salute dei cittadini».

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