Legge elettorale, Bersani chiama Fini

Si comincia da lì, dalla legge elettorale da cambiare. Pier Luigi Bersani chiederà la prossima settimana un incontro a Gianfranco Fini per vedere quali iniziative potrebbero seguire alle parole. A Mirabello Fini ha fatto una vera e propria invettiva sulla sovranità popolare espropriata dal "Porcellum", ovvero l'attuale sistema elettorale che il suo stesso estensore, il leghista Roberto Calderoli, ha definito «una porcata», salvo dichiarare ora che «la legge non si cambia». Il "mea culpa" del presidente della Camera e leader di Futuro e Libertà, segna comunque un punto di rottura. «Vergognoso che ci siano delle liste elettorali prendere o lasciare», ha detto Fini. «Vergognoso» che i cittadini non possano eleggere i parlamentari. Una stortura che ne determina altre, come quella di consentire al premier Berlusconi offrire posti in lista come ricompensa di fedeltà, pensando di «trattare con i clienti della Standa».
Bersani ha apprezzato molto e sollecita: «Il premier riconosca la crisi e si affidi a Napolitano». E convinto, il segretario del Pd, che le divisioni sul modello da adottare non siano così profonde da non potersi comporre. Che insomma «una maggioranza sulla riforma elettorale» sia possibile visto che da tutta l'opposizione e da Fli arriva ormai un sostanziale via libera a un governo tecnico o di transizione, una volta aperta formalmente la crisi di governo. Il segretario Pd vedrà al più presto Di Pietro, poi Vendola e quindi Casini.
Il leader dell'Udc dal canto suo ha insistito: «Se si aprirà la crisi la legge elettorale sarà sul tappeto. Fini ha detto che c'è una grande porcheria in questo paese e cioè che ci sono 5 persone, e io sono tra questi, che scelgono dal primo all'ultimo i mille parlamentari. La disaffezione della gente aumenta perché non sceglie più i parlamentari». Scettico è invece Nichi Vendola, il leader di Sinistra e libertà, sulle chance di mettersi d'accordo pur criticando aspramente la legge attuale. Anche Di Pietro, il più tentato dalle urne, ha ammesso che un esecutivo di scopo, di brevissima durata, dovrebbe cambiare la legge elettorale. Nel Pd è Enrico Letta ha osservare che «con le parole sulla legge elettorale, forse la novità più interessante di Mirabello, Fini allontana le elezioni anticipate. Servono parlamentari non più nominati ma eletti».
Anche Walter Veltroni riflette: «Non è automatico che una eventuale crisi di governo porti a elezioni anticipate. Si possono creare le condizioni per un governo che affronti l'emergenza sociale e una riforma della legge elettorale». La leader radicale e vice presidente del Senato, Emma Bonino rimprovera a Fini di «non avere chiarito quale legge elettorale vuole» e « la preoccupazione per il paese è che alla fine irresponsabilmente andremo a elezioni anticipate a marzo».
© 2010 La Repubblica. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU