Legge elettorale, Berlusconi apre al Pd "Già domani parte il primo incontro"

Dalla Rassegna stampa

Silvio Berlusconi ribadisce che alle prossime elezioni non si candiderà a premier e conferma l'appoggio al governo Monti («è molto bravo») perché, spiega, «mi serve tempo». Per cosa? Per riformare la legge elettorale dialogando essenzialmente con il Partito democratico. Alle minacce della Lega di far cadere Formigoni in Lombardia e di correre da sola alle amministrative se il Pdl non scarica Monti, dunque, il Cavaliere risponde alludendo ad un negoziato sul nuovo sistema di voto che estrometta il Carroccio. Argomento - quello di un accordo elettorale Pdl-Pd che penalizzi i padani - che in via Bellerio è molto temuto sin dai tempi in cui le camicie verdi erano al governo e riflettevano se far cadere Berlusconi.

Il ragionamento che il Cavaliere consegna in un colloquio con Libero è questo: la politica deve ritrovare la centralità che ha perduto tanto che «i146 per cento degli italiani non sa chi votare e se andare a votare», disperdendo il voto «in una miriade di partiti e partitini come la sinistra radicale di Vendola, i Grillini, Di Pietro, i radicali, Fini, l'Udc di Casini, la Lega...». Per questo, afferma l'ex premier, «sarebbe opportuno alzare la soglia di sbarramento» per l'accesso in Parlamento. Ragion per cui il dialogo non può che essere con il Pd. Non solo sulla legge elettorale, ma anche «sulle altre riforme istituzionali», giustizia compresa.

Aperture tattiche in un momento nel quale il Pdl sta perdendo l'alleanza con la Lega e teme la solitudine (l'aggancio all'Udc non è ancora riuscito) alle quali il Pd risponde con freddezza. Non replica Bersani, lo fa il coordinatore delle segreterie del Pd Maurizio Migliavacca. Che subito puntualizza: «Siamo disponibili a discutere sulla riforma elettorale con tutte le forze politiche che intendono superare davvero il "porcellum" e approdare a una legge elettorale più giusta». Tutte le forze politiche, dunque, non solo con il Pdl. Sulla stessa linea Luciano Violante. Insomma, dalla trattativa non si può tagliare fuori il Terzo Polo.

Così arriva la precisazione del Pdl per voce dell'ex ministro Ignazio La Russa: «Martedì avvieremo un giro di consultazioni, uno scambio di opinioni con gli altri partiti per valutare come lavorare sulle riforme istituzionali e sulla legge elettorale». Tutti i partiti, dunque. La Russa stesso aggiunge che il primo incontro avverrà con la Lega, gesto simbolico per tenere aperto uno spiraglio con gli ormai ex alleati. Seguirà il Pd con un confronto «senza preclusioni di modelli» perché siamo «aperti a tutte le opzioni e senza un progetto predefinito visto che se ciascuno ne vuole imporre uno suo si resta fermi». In serata Berlusconi corregge il tiro, dice che la sua intervista era«un ragionamento sul filo del paradosso». Eppure Cicchitto non rinuncia a dire che il Pdl mira a «ridisegnare un bipolarismo non più selvaggio» che vede possibile solo se ci saranno «coalizioni dotate di omogeneità e di interna coerenza». Comunque un segnale forte alle ali estreme, come la Lega, minacciate di essere tagliate fuori. Calderoli mangiala foglia e risponde per le rime: «Il Pdl poteva vincere con un brianzolo, ma se candidano un siciliano a casa nostra...».

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