“Legge elettorale in aula il 26 novembre”

L’aula del Senato inizierà l’esame della legge elettorale lunedì 26 novembre. Dunque la commissione Affari costituzionali dovrà licenziare un testo la settimana prossima. Quale e come è un rebus difficile da sciogliere. L’annuncio del termine entro il quale mettere la parola fine in commissione è stato dato ieri da Carlo Vizzini. «Ho sentito ora Schifani, dice che il ddl dovrà essere in Aula dal 26 novembre. Così sarà nostro dovere, come commissione, chiudere entro la settimana che arriva», ha detto il presidente della Affari costituzionale.
Vizzini non si nasconde ovviamente le difficoltà. Anche perché i partiti sono fermi sulle loro posizioni. Noi vogliamo il lodo D’Alimonte,
dicono i Democratici. Noi no, replicano dal Pdl. «Il mio obiettivo - ha spiegato Vizzini sarà quello di arrivare a dare il mandato al relatore e di arrivare quindi alla messa a punto di un testo che dovrà essere il più possibile condiviso perchè altrimenti alla Camera non reggerà l'urto. Anzi, sa che le dico? Che se le forze
politiche non raggiungeranno un accordo politico qui a Palazzo Madama, a Montecitorio sarà un Vietnam...».
I tempi sono stretti e il presidente del Senato vuole correre. Anche perché una mancata approvazione rapida del testo renderebbe probabile, cosi dicono le indiscrezioni che filtrano da Palazzo
Madama e dal Quirinale, un eventuale messaggio alle Camere di Napolitano sulla legge elettorale.
La modifica del Porcellum è infatti una delle priorità del presidente della Repubblica. Che non lo nasconde e segue con attenzione tutto quello che si muove su questa tema. Ieri, per esempio,
il portavoce di Napolitiano, Pasquale Cascella, ha fatto sapere che il Colle «segue con attenzione le posizioni dell'onorevole Giachetti sulla riforma della legge elettorale». Il deputato del Pd, infatti, è giunto a 111 giorni di sciopero della fame per richiamare l’attenzione sullo stallo in cui versa la riforma del Porcellum.
Di segno opposto, invece, è lo sciopero della fame del deputato radicale Maurizio Turco. Non mangia perché vuole segnalare alle istituzioni una raccomandazione del Consiglio d’Europa che invita i paesi membri a non modificare la legge elettorale nell’anno precedente il voto. Un invito che la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha trasformata in condanna nei confronti della Bulgaria lo scorso 6 novembre.
© 2012 La Repubblica. Tutti i diritti riservati
SU