Legge 40, il Governo pensa al ricorso

Dalla Rassegna stampa

Parla Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, e fa riferimento alla sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che condanna l'Italia per il carattere contraddittorio e lesivo «della vita privata e familiare» della legge 40 sulla fecondazione assistita. «C'è stato un superamento - dice il cardinale - un surclassamento della magistratura italiana, ed è singolare!». Punto esclamativo. Al mattino, il quotidiano della Cei, «Avvenire» parla di deriva eugenetica. Si attende la linea del governo italiano.

Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, parlando prima a Lucca ma poi a lungo a Radio vaticana, si mette su questa lunghezza d'onda: «C'è un orientamento del governo per presentare ricorso sulla sentenza della Corte di Strasburgo sulla Legge 40, allo scopo di avere un chiarimento giurisprudenziale». La segretaria dell'associazione radicale Luca Coscioni, Filomena Gallo, che è anche avvocato e giurista, fa notare al ministro una questione tecnica, e cioè che «il ricorso finalizzato a "chiarire" in realtà non esiste. O si rispetta la sentenza o la si contesta». E quindi svela un carattere di opportunità politica dietro il ricorso, peraltro solo annunciato: «Il mio intendimento - dice infatti il ministro è quello di proporre al Cdm l'intenzione di fare ricorso contro la sentenza della Corte europea». E rispondendo a una domanda sulla deriva eugenetica a cui aveva fatto riferimento «Avvenire», ammette: «Ci sono dei passaggi delle sentenza europea che possono dare luogo a interpretazioni preoccupanti».

Con il governo e con la sua intenzione di fare ricorso alla Gran Camera (il tribunale di seconda istanza rispetto a quello di Strasburgo) si schiera tutto il mondo cattolico nel parlamento e fuori: Enzo Carra, Paola Binetti (Udc), Maurizio Lupi, Alfredo Mantovano, Carlo Giovanardi (Pdl) ma anche Massimo Polledri (Lega), e poi il Forum delle famiglie, il Movimento per la vita.

L'ex sottosegretaria Eugenia Roccella, argomenta: «Alle sentenze di primo grado della Corte europea dei diritti dell'uomo un po' sopra le righe siamo abituati. Queste procedure sono diverse da quelle della Grande Camera di Strasburgo e lasciano ampi margini di approssimazione. Ma le procedure di primo grado sono molto diverse da quelle della Grande Camera. Siamo certi che il nostro Governo saprà difendere anche in questo caso le leggi votate dal Parlamento». Traduzione: non se ne farà niente e la legge resterà quella che è. Ma la legge, in realtà, non è più quella votata dal parlamento.

Il vicepresidente del Senato Emma Bonino ha ricordato come «questa sia una legge ormai completamente svuotata da sentenze italiane ed europee. Resta l'articolo sul divieto di fecondazione eterologa, che aspetta una sentenza della Consulta». In effetti sono 16 le sentenze italiane (a parte quella europea) che attaccano e svuotano di fatto la legge di ogni efficacia. E la cosa viene sottolineata da molti esponenti del centrosinistra, come Anna Finocchiaro, Vittoria Franco, ma anche la leader della Cgil Susanna Camusso, e altri. Ma anche da personalità del centro destra - donne per lo più - che non vedono ragioni per opporsi ad una sentenza che colpisce una legge già svuotata di efficacia. Lo ricordano Flavia Penna del Fli («il governo eviti scelte ideologiche che sarebbero incomprensibili per le donne italiane») e ma anche la sua collega Giulia Bongiorno - avvocato di grido - «il governo non tuteli una legge odiosa» .

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