La Lega punta all'egemonia politica sull'intero centrodestra

Dalla Rassegna stampa

Non è strano che il presidente della Repubblica abbia voluto dare un segno di solidarietà alla Chiesa milanese dopo gli attacchi leghisti al cardinale Tettamanzi. La Lega, come è ovvio, ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni, per quanto aspre esse siano. Ma è anche vero che le posizioni del partito nordista sono molto eterodosse rispetto alle correnti politiche tradizionali che hanno occupato la scena italiana negli ultimi sessant’anni.

Considerare la religione cattolica come un fattore di identità nazionale, al punto di suggerire che il crocifisso trovi posto al centro del Tricolore, è qualcosa che lascia sconcertati. Paragonare l’arcivescovo di Milano a un iman perchè usa verso gli immigrati il tono della Chiesa conciliare, votata all’accoglienza e alla solidarietà, suscita stupore. La ragione è che non siamo abituati a questo linguaggio e questa simbologia. L’uno e l’altra appartengono piuttosto a esperienze politiche di altri paesi: per esempio all’Olanda di pochi anni fa, quando un leader spregiudicato ottenne un grande successo sull’onda della rivolta contro i musulmani immigrati e non integrati. Oppure alla Svizzera di pochi giorni fa, con la vittoria del referendum contro i minareti.

Napolitano lascia capire con il suo gesto, peraltro misurato, che la deriva leghista si colloca al di fuori di una certa tradizione italiana, in cui il rispetto laico verso la Chiesa e la sua funzione sociale non è mai venuto meno. Di più il capo dello Stato non ha detto e non poteva dire. Il resto appartiene alla politica e dunque toccherà a Silvio Berlusconi esprimersi prima o poi sulle tesi leghiste.
Il silenzio del premier è comprensibile, in quanto figlio dell’imbarazzo, ma non potrà durare in eterno. Bossi è un alleato troppo importante del Pdl. Importante e ingombrante. Se riuscirà a trascinare tutto il centrodestra sulla sua linea intransigente – oggi l’immigrazione, domani la sicurezza, dopodomani la secessione morbida – avrà stabilito una precisa egemonia politica sull’intera maggioranza: salvo alcune frange destinate a staccarsi. In tal caso la fisionomia della destra acquisterà contorni assai diversi da quelli a cui siamo stati abituati da Berlusconi in questi anni. In fondo il presidente del Consiglio si colloca nell’alveo del Partito popolare europeo e nel segno della tolleranza. Al contrario, la linea leghista, per come si è visto nel caso Tettamanzi, obbedisce ad altre logiche.

Ecco spiegato il gesto di Napolitano, che Berlusconi, in cuor suo, avrà senz’altro gradito. Negli anni, il premier ha sempre cercato un rapporto speciale con la Chiesa, almeno fino al grave scivolone dell’affare Boffo-Avvenire. Le vicende legate alla drammatica vicenda di Eluana Englaro lo testimoniano. Oggi tutto diventa più difficile. Anche perchè non sarà semplice per il presidente del Consiglio sostenere la doppia pressione: di Bossi, da un lato, e del presidente della Camera, dall’altro.

Il perché lo ha spiegato bene un deputato laico vicino a Fini, l’ex radicale Benedetto Della Vedova. «Il perimetro ideale e politico del Pdl - ha detto - coincide con quello dei partiti popolari e liberali europei». Di conseguenza, non ha senso, sull’immigrazione o altri temi, «accettare i veti di Bossi e Calderoli su proposte che sarebbero sottoscritte dalla Merkel». È un po’ il nocciolo della questione. Riemergono due destre, due visioni del paese. E non s’intravede un punto di sintesi.
 

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