Lega Nord Piemont: sì ai referendum

Dalla Rassegna stampa

Anche in Piemonte ci sarà il sostegno politico e operativo su alcuni dei referendum promossi dai Radicali». Ad annunciano ieri ufficialmente in conferenza stampa a Torino il segretario nazionale della Lega Nord Piemont e Governatore del Piemonte Roberto Cota. Accanto a lui, nell’incontro con la stampa, il coordinatore del Pdl piemontese on. Enrico Costa. «La Lega - ha precisato Cota - supporterà i quesiti sulla responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle loro carriere e la disciplina delle attività fuori ruolo. Inoltre sosterremo la raccolta firma sulla nostra storica battaglia contro il finanziamento pubblico dei partiti». «Oggi - ha sottolineato Cota - non è il luogo e il tempo per fare considerazioni di carattere politico o elettorale. La Lega è da sempre favorevole all’istituto del referendum e personalmente riconosco ai radicali il merito di avere fatto tante battaglie politiche con serietà e determinazione. Su alcuni temi ci sono convergenze, mentre su altri le distanze sono davvero siderali. Ma oggi si tratta di fornire strumenti ai cittadini per decidere, non di fare battaglie politiche». Sulla stessa linea il tesoriere del partito radicale Maurizio Turco, che ha par- lato di «un’alleanza non di politici, ma di cittadini, che intendono cambiare le cose; tanto è vero che, con ogni probabilità, il cittadino Turco e il cittadino Cota voteranno, una volta in cabina, in maniera diversa su molti quesiti». Differenze, sui quesiti da appoggiare, anche tra Lega e Pdl. Il Pdl è impegnato infatti su tutte le sei proposte del "pacchetto giustizia", ma supporterà anche la campagna per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. «Il tema della giustizia - ha sottolineato il coordinatore del Pdl Piemonte Costa - è indubbiamente un nodo che questo Paese deve affrontare. Il Parlamento finora non lo ha fatto e coi referendum diamo ai cittadini una possibilità per esprimersi. La giustizia non è solo un tema politico, ma investe anche l’economia, se è vero che molti imprenditori non vengono in Italia ad investire proprio per le lungaggini dei processi».

 

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