Lega, l'ultima ferita: salta il raduno di Pontida

Dalla Rassegna stampa

«Bossi detronizzato più bufera giudiziaria uguale niente Pontida». Un leghista influente riassume così l’annullamento della madre di tutte le liturgie padane, il tradizionale raduno sul pratone sacro al Carroccio. Dal 1990 la festa del Senatur.

Ieri pomeriggio, a 20 giorni dall’happening, il sindaco leghista di Pontida, Pierguido Vanalli, ha dovuto rompere la finzione: «non abbiamo nemmeno preso i bagni chimici… Ci saranno i congressi nazionali (regionali, ndr) e poi quello federale a fine giugno. Svolgere il raduno proprio in mezzo, il 10, non è proprio il caso…».

In serata, ecco l’annuncio ufficiale della segreteria politica del Carroccio: «decisione presa da tempo, per ragioni organizzative. L’intenso calendario di eventi nel mese di giugno, con gli appuntamenti congressuali della Lombardia e del Veneto e con il congresso federale il 30 giugno e 1 luglio, impone la scelta di posticipare il raduno di Pontida dopo la stagione congressuale». «Forse lo faremo a metà luglio», promette Matteo Salvini per tranquillizzare i militanti. O a settembre, chissà.

Anche Bossi, travolto dagli scandali familiari, alla fine sarebbe d’accordo. «Festeggeremo quando staremo di nuovo bene», fanno notare da sponda maroniana. Per i «barbari sognanti» la cancellazione ha molto a che vedere con l’agognata discontinuità: «con le dimissioni di Bossi viene archiviato un certo modo d’incarnare il rapporto con la militanza di cui Pontida era il simbolismo più potente». Ma anche per i «lealisti» lo slittamento è senza alternative in questo frangente: «non si sa ancora quale mappa del potere uscirà dai congressi (la guerra intestina resta forte come dimostrano gli stop and go di Bossi) e quando finiranno le crociate giudiziarie, meglio non dare occasioni di strumentalizzazione», ammette uno di loro.

E poi Pontida nella liturgia leghista è sempre stata la festa di Umberto Bossi. Il rito ancestrale in cui il Capo parla al suo popolo, senza mediazioni. «Umberto per vent’anni ha annusato il grande prato capendone umori e bisogni, dando e insieme prendendo la linea politica per l’anno successivo», ricordano da via Bellerio.

Ogni foto del palco ufficiale, anno su anno, segnala come nient’altro le gerarchie al cospetto del Capo: gli emergenti, gli epurati e le new entry, i fedelissimi. All’ultimo raduno, 19 giugno 2011, a fare da corona al Senatur si vede ad esempio «il Trota» in braghette da ciclista, Maroni in giacca e fazzoletto verde, Rosi Mauro in jeans, Giorgetti che manda sms, Bricolo che fa le foto al pratone, Cota con gli occhiali neri, Castelli con il maglione bianco legato in vita, Reguzzoni in camicia verde, Calderoli con la camicia di fuori e un attivissimo Belsito in polo verde che tira pacche sulle spalle a tutti. L'ultima nomenclatura targata Umberto Bossi - cerchisti e frondisti- in una delle ultime uscite finto unanimiste, prima della bufera.

Dunque era ovvio che quest’anno venisse sospesa. «Comunque la si pensi - ragiona un dirigente da sempre equidistante -, la stagione egemonico/leaderistica di Bossi è finita e con lui se ne va anche Pontida». Dalla prima edizione del 1990 è la terza volta che salta: i precedenti nel 2004 per il coccolone del Senatur e nel 2006 per la sconfitta nel referendum sulla devolution (ma si fece in autunno).

In ogni caso l’eventuale prossima Pontida sarà un’altra cosa. La Lega maroniana dei giovani leoni Salvini, Stucchi, Pini e dei sindaci guidati da Tosi che spera di prendersi il partito coi congressi, avrà meno bisogno di ampolle e liturgie. «Più governo del territorio e meno giuramenti medioevali...».

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