La Lega del Veneto si spacca su Tosi

Buona la prima, un po’ meno la seconda. Matteo Salvini che sabato stravince il congresso dei leghisti veneti con il 75% dei voti, Flavio Tosi che ieri vince quello dei veneti con il 57%. «Contava vincere o perdere», commenta da lontano Roberto Maroni, il loro primo tifoso. Risultato finale, 2-0 per la «Lega 2.0», appunto quella di Bobo Maroni, di Tosi e Salvini, di tutti i leghisti che hanno capito che o si cambia o si muore, o si archiviano in fretta leggende e illusioni, amarezze e delusioni, inchieste e tensioni, fondatori che sbagliano e furbacchioni che ne approfittano, oppure questa Lega sarà sempre meno credibile, voti a perdere, i lombardi di qua, i veneti di là, e tanta nostalgia per quello che fu.
Nell’albergone padovano con vista autostrada, per sbrigare il loro congresso i leghisti veneti se la sono cavata in mezza giornata. Dentro solo i cinquecento delegati, vietato l’ingresso ai militanti. Il saluto del segretario Giampaolo Gobbo, il sindaco di Treviso che lascia dopo dieci anni. Quello di Luca Zaia, il governatore che preferisce restar sul filo, e non si sbilancia sui due candidati. E poi tocca a loro, al duello tra Flavio Tosi sindaco di Verona e Massimo Bitonci, deputato e per due volte sindaco di Cittadella. Il bello è che l’uno e l’altro sono "maroniani", mai avuto rapporti con il "Cerchio Magico" bossiano, anche se solo Tosi si era preso scomuniche e pure dello "stronzo".
Così due maroniani vanno alla conta. Con Tosi i leghisti che vogliono ancora credere nella Lega Nord, e che sono pronti a tornare a Roma non per governare, «ma per trattare con chi governa come fa la Svp dall’Alto Adige»: l’obiettivo, come dice appunto Maroni, è «diventare il primo partito del Nord». Con Bitonci i leghisti che più che la Padania vogliono il Veneto libero e indipendente, più che una federazione di Leghe una confederazione, uno statuto autonomo, sempre meno vincoli con la mai amata casamadre di via Bellerio. Dietro questi, accucciati alle spalle di Bitonci, ecco i nostalgici bossiani, o chi non vuole arrendersi a Maroni, Tosi, Salvini e alla nuova Lega.
Ha vinto Tosi, ed era prevedibile. Lo era meno la percentuale, che rappresenta i leghisti veneti divisi quasi a metà. Bitonci, commercialista con capelli e mosca sotto il mento che lo fanno somigliare al Mago Forrest della tv, non l’ha presa bene. Non ha gradito il tifo di Maroni e Salvini per Tosi. «E’ stato scorretto», dice alle agenzie. «Mi ha deluso», confiderà poi. Con Tosi non ha mai avuto rapporti ravvicinati, nè occasioni di incontro nè motivi di scontro. «Ora vedremo come si comporterà, se riconoscerà che esistiamo anche noi, chi sarà il presidente». Ma con Tosi ha accettato al volo di mettersi in posa per una foto che dovrebbe cancellare i sospetti: mani che si stringono forte.
Ha vinto anche Maroni, che in vista del congresso federale di fine mese sa già di poter contare sulla maggioranza dei delegati. Ora non gli resta che scegliere i tempi per annunciare la candidatura, ma già da oggi pomeriggio avrà un paio di pratiche da sbrigare, su tutte quella dello statuto e proprio su richiesta dei veneti, sia Tosi che Bitonci che il governatore Zaia: «dev’essere modificato per dare spazio alle decisioni delle varie componenti della Lega Nord, si punterà alla filosofia dell’essere padroni a casa nostra». Insomma, se Bossi non è più segretario e padrone della Lega Nord, anche il suo statuto ad personam andrà riveduto e corretto. «Stupiremo con effetti speciali», spera Zaia.
Con una Liga divisa quasi a metà è inevitabile che riprendano le spinte di chi preme sull’identità, sul «venetismo», sul bandierone di San Marco, sul «Liòn che magna el teròn». Perchè a Bergamo, al congresso dei Lombardi, c’era la nostalgia del com’erano ai loro inizi, quando nell’87 Bossi era diventato senatur e Giuseppe Leoni deputato. A Padova più o meno la stessa, ma con la data di quattro anni prima, quando a Roma erano scesi l’onorevole Achille Tramarin che insegnava storia dell’arte e il senatore Graziano Girardi che vendeva mutande sule bancarelle dei mercati. Perchè la Liga è nata prima della Lega. Ha più voti, più sindaci e il Governatore. E potrebbe sopravvivere alla Lega Nord.
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