L'ebbrezza di Ferrero

Qualcuno salvi il soldato Paolo Ferrero da se stesso. Il segretario del Prc è in evidente astinenza dal potere (tre anni fa era ministro con Romano Prodi) e negli ultimi tempi si è sbizzarrito nella nobile arte dello sproloquio. Prima ha aperto all'odiato Pd («Pronto a un accordo per cacciare Berlusconi», come non è chiaro ma vabbè), poi ha guidato la sua pattuglia di esagitati a caccia di ciclisti padani con schiaffi e pugni («Le nostre contestazioni sono determinate ma non violente», ha poi precisato...) prima di prendersela con la Nato che bombarda i civili in Libia e con il comune di Sesto per il via libera alla bonifica dell'area Falck. Ieri si è superato, dando con un giro di parole dell'«ubriaco» al ministro dell'Interno Roberto Maroni, reo di aver detto che i No Tav - quelli che hanno preso a sassate i poliziotti in Val Susa, a cui hanno trovato anche ingenti quantità di esplosivo - «vogliono il morto». All'etilometro l'ardua sentenza...
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