Lazio, stop anche alla Polverini. Bossi: "dilettanti allo sbaraglio"

Dalla Rassegna stampa

«Io non farò nessun passo indietro. C'è un candidato del centro destra che si chiama Renata Polverini» giura battagliera la candidata del centrodestra di fronte al "Disastro delle liste".
Le elezioni regionali nel Lazio si stanno trasformando per il Pdl da quella che era considerata una marcia trionfale in un disastro politico e amministrativo. Dopo la clamorosa esclusione della lista Pdl nella Provincia di Roma, ieri nuovo colpo di scena. Non sono state ammesse né la lista Polverini, perché troppo simile a una lista di estrema destra presentata prima, né - e questo è il fatto più rilevante - il "listino" della candidata del centro destra perché mancava la firma del vicecoordinatore del Pdl. Se l'esclusione fosse confermata cadrebbe anche la candidatura
della Polverini, e di conseguenza Emma Bonino non avrebbe avversari.
Dopo un vertice con il Cavaliere a Palazzo Grazioli la Polverini si dà coraggio: «Continueremo la nostra corsa, nulla ci potrà fermare. Abbiamo avuto tanti problemi che risolveremo
tutti. La questione del listino è davvero solo burocratica e domani, ne sono certa, avremo la convalida del listino. Per quanto riguarda le liste del Pdl siamo ancora in attesa, ma i dirigenti del partito, all'occorrenza, sono pronti anche a ricorrere al Tar».
Berlusconi è al massimo dell'irritazione.
La Lega se la ride e Bossi prende in giro i «dilettanti allo sbaraglio». A Milano, dove la partecipazione di Formigoni è in pericolo per l'esclusione di una lista, Maroni rassicura: «La lista dovrebbe rientrare», ma fa notare con sarcasmo agli alleati che «noi della Lega qualche esperienza in più rispetto al Pdl ce l'abbiamo, quanto ad elezioni». Il ministro dell'Interno mette
anche uno stop definitivo alla speranza vana dei sostenitori della Polverini per un intervento
legislativo in extremis: «Non c'è spazio per un provvedimento del governo. La parola spetta ora
ai magistrati. Se il vizio è formale mi auguro che venga sanato, se è sostanziale è un altro discorso». llpresidente del Senato Schifani, seconda carica dello Stato, arriva addirittura a sostenere che per consentire il recupero delle liste di centrodestra escluse «la forma non deve prevalere sulla sostanza».
Di fronte a questo caos che fotografa la confusione che regna nel Pdl scendono in campo i
tre coordinatori nazionali che non potendo dare la colpa alla disorganizzazione del proprio partito, se la prendono con i radicali e sposano la tesi secondo cui i sostenitori della Bonino avrebbero impedito fisicamente di depositare intempo le liste: escludere la lista del Pdl sarebbe «un grave vulnus».
Per Verdini, Bondi e La Russa «appare strano» che proprio a Roma e Milano le liste siano state escluse. A Roma, accusano i tre coordinatori, «è di tutta evidenza l'azione violenta e illegittima
contro il Pdl (denunciata penalmente alla magistratura)» e «a Milano, dopo una formale accettazione, si è dato vita con risibili formalismi all'accoglimento di un ricorso pretestuoso dei radicali, che sembrano essersi assunti, a Roma come a Milano, il ruolo di agenti provocatori».
Sulle irregolarità che hanno portato - finora - alle esclusioni delle liste di centrodestra, si è pronunciato anche il presidente del Senato Schifani il quale ha detto di tifare «fortemente per garantire il voto a tutti i cittadini, perchè questi non vengano spogliati di un diritto costituzionalmente garantito» e si augura che «sempre nel rispetto delle regole prevalga la sostanza sulla forma quando la forma non è essenziale».
Alle parole di Schifani sulla sostanza che deve prevalere sulla forma ha reagito il senatore del Pd Zanda il quale prendendo la parola in aula ha ricordato che «il presidente del Senato è garante della legislazione e, quindi, deve essere garante delle regole e di tutte le forme» che sono le leggi.

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